Gianni Fava (foto LaPresse)

Un nuovo partito di (ex) leghisti? Sì, no, ma anche

Paola Bulbarelli

Parla Gianni Fava, tra i fondatori del cosiddetto “partito del Nord”

Allo scoccare dei 25 anni aveva detto che il miglior festeggiamento delle sue nozze d’argento con la politica era di andarsene. E buona vita a tutti. Gianni Fava, a un anno da quelle dichiarazioni, viene pronosticato dagli osservatori tra i fondatori del cosiddetto “partito del Nord” di cui periodicamente si parla e che il Bobo Maroni ha rilanciato come possibilità, pur senza prendere impegni, la scorsa settimana su Repubblica. Fava, ex sindaco di Pomponesco (un paesino in provincia di Mantova), ex assessore regionale al quale manca la politica ma “non le istituzioni”, resta attaccato alla sua passione scrivendo regolarmente sulla Voce del Nord, Federalismo & Indipendenza, giornale online che raccoglie i sentimenti di chi ritiene di non avere più un luogo d’appartenenza, con la “nuova” Lega. “Condivido le osservazioni di Maroni seppur non le conclusioni, quando dice che arrivati a questo punto manca un partito del Nord, anche se lo dicono la gente e gli imprenditori con cui parlo tutti i giorni”. Secondo Fava, grande amico del Bobo, proprio nell’ultimo articolo scritto tratta la questione: “C’è chi dice Nord - Autonomia prima tappa verso la libertà”.

 

Al Foglio, Fava spiega che gli imprenditori votano Salvini perché non hanno alternative e quello spazio lasciato dal suo partito è vuoto e libero. “L’elettore medio del Centro-nord non solo non apprezza il reddito di cittadinanza ma fa fatica anche ad accettare quota cento, una misura che non a caso viene utilizzata prevalentemente dagli statali, di fatto una forma di assistenza. E’ tutto il contrario di quello che il mondo delle imprese venete, lombarde ed emiliane continuano a pensare”. Ecco allora che arriva il partito del Nord, perché si può essere sovranisti e insieme autonomisti e ad oggi quest’area non ha un reale interlocutore. “Senza dubbio si sente la mancanza di un partito del Nord ma non è necessario farne uno nuovo. In una logica normale la Lega dovrebbe consentire a quella componente interna ancora numerosa, di poter fare politica ‘per’ il Nord. Invece siamo al contrario, siamo alla censura e chi pone temi nordisti viene minacciato di espulsione. La metamorfosi del partito è stata così repentina e assoluta che l’elettorato è disorientato. Figurarsi la militanza”. Nascono come funghi i comitati “Rete 22 ottobre per l’autonomia” (la data del referendum), civici e apartitici, strutturati a livello regionale e provinciale in Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna. “In questo momento, questa rete sta riscuotendo molto interesse da parte dei militanti della Lega e degli elettori. Noi abbiamo portato cinque milioni di persone a votare un referendum consultivo e poi ci siamo dimenticati di loro a dimostrazione che l’autonomia non è una priorità. E’ la Lega che deve fare questo mestiere, non serve un nuovo partito, c’è bisogno che la Lega faccia la Lega visto che formalmente si chiama ancora Lega Nord per l’indipendenza della Padania. L’articolo 1 dello statuto non è mai stato modificato”.

 

Quindi nessun partito del Nord all’orizzonte “ma nessuno può tapparmi la bocca”. Però se Maroni il partito lo fa davvero “lo valuterei ma lo conosco troppo bene per poter dire che non lo farà mai, in questa fase della sua vita non ha voglia di faticare”. Vabbè, però i movimenti ci sono, la gente non se ne sta con le mani in mano al punto che un paio di settimane fa, all’hotel Mariott – luogo milanese di convegni politici – si è tenuto il primo congresso federale programmatico di Grande Nord al motto “il nord rialzi la testa”: tra gli organizzatori Davide Boni e Monica Rizzi. “A Grande Nord, non ho mai aderito perché non credo sia la soluzione. La differenza sostanziale è che Grande Nord nasce come antagonista alla Lega ed è l’errore di fondo, qui c’è troppa gente che vuole vendicarsi, che vuole fargliela pagare a Salvini. Non credo che i partiti si possano costruire contro qualcuno ma per qualcosa. Grande Nord nelle intenzioni è il contenitore ideale. Quelli del Grande Nord sono contro la Lega e non fanno altro che parlare di Lega”. Eppure c’è chi pensa che il congresso del Grande Nord sia anticipatore del partito del Nord. “Non ci riesce finché non emancipa il messaggio politico e la classe dirigente. E ci vuole un leader carismatico. Quando prevale il sentimento personale rispetto al disegno politico hai il fiato corto”. Autonomia, sbaglia chi ci crede? “La Lega deve provarci fino in fondo perché è il punto di partenza. Prendo atto del fatto che Salvini disse che quando fosse stato al governo in un quarto d’ora l’autonomia sarebbe arrivata: è il quarto d’ora più lungo della storia”. Cadrà il governo sul tema dell’autonomia? “Me lo auguro, sarebbe un doppio beneficio, ci si toglie dai piedi questa alleanza insulsa e daremo un segnale di chiarezza ai nostri elettori”.

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