(foto Unsplash)

Palermo è bellissima (pur con le librerie che chiudono)

Adriano Sofri

Ho voluto contare i putti di marmo o di gesso delle chiese del capoluogo siciliano, cominciando dal SS. Sacramento, e già ho perso il filo

Anche a Palermo le librerie di libri vecchi e antichi chiudono, e lasciano però le insegne prestigiose – LIBRERIA DANTE, peraltro Bisso Bistrot – a far più belle le fatate gelaterie e paninerie subentranti. C’è una resistenza, per esempio l’associazione Amor librorum esponeva sabato e domenica all’Oratorio Quaroni in via Maqueda libri soprattutto siciliani, leggendari manuali Hoepli, stampe e fotografie, roba troppo bella. Nel campo delle librerie contemporanee ho incontrato l’animatrice delle Paoline, suor Fernanda, una forza della natura, così a occhio e croce. Su un lato del Teatro Massimo ho incontrato Roberto Andò, coautore di uno spettacolo esauritissimo con Ludovico Einaudi, abbiamo scambiato due chiacchiere, lui dentro, oltre la cancellata, io fuori, sul marciapiede, per una volta mi sembrava di visitarlo detenuto. Palermo è bellissima, e non si è mai così compiaciuta di mostrarlo. Ho voluto contare i putti di marmo o di gesso delle chiese di Palermo, cominciando dal SS. Sacramento, e già ho perso il filo. Grate di reverende madri accerchiate, assediate da putti, tutti maschietti, benché gli scultori inventino una miriade di pose e gesti che coprano il maggior numero possibile di inguini angelici, altro che litigare sul sesso degli angeli. Devi andare a vedere l’Immacolata, mi ha detto Olivia. Al mercato del Capo, sapevo di esserci quasi, ho chiesto a un fruttivendolo: “Scusi, la chiesa dell’Immacolata?” Lui: “Concezione?”. Tipo preciso. A una giovane guida – sono bravissime, lavorano in parte a pagamento (spero) in parte volontarie a tenere aperto il percorso delle Vie dei Tesori – ho chiesto che frutti fossero alcuni degli innumerevoli che sporgono dalle pareti scolpite. Lei, dopo breve riflessione: “Grano, o mele, e comunque melograni”. Voglio trascrivere infine la frase più scolpita, come me l’ha detta un tassista in dissenso dall’opinione comune, e da me ovviamente ripetuta, sul boom di turisti a Palermo. Macché, sono chiacchiere, il turismo vero era quello degli anni 80, altro che oggi. “Se guardavi dall’alto via Ruggero Settimo o via della Libertà era tutto un ondeggiare di teste bionde”.

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