La tv italiana si sta russificando

Guido Vitiello

La Russia è la patria del trash in televisione. Ma anche dalle nostre parti, ormai, gli standard sono bassi

Essi vivono. D’accordo, l’AgCom, il bilancino televisivo, i minutaggi, le cento ore di Salvini, tutte cose serissime, figuriamoci se può prenderle sottogamba un vecchio pannelliano come me. Ma proviamo ad allargare lo sguardo su un panorama più vasto. C’è un paese lontano in cui lo sfascio della sfera pubblica non è avvenuto solo per il dilagare di un autocrate, ma anche per il dilagare del caos. Sotto la regia di Vladislav Surkov, eminenza grigia di Putin, la televisione di Stato russa divenne tutta un andirivieni di mattoidi: c’era l’ex impiegato delle poste convinto di essere Gesù, il matematico che garantiva di saper resuscitare i morti, l’ipnoterapista che caricava di energia curativa i bicchieri d’acqua dei telespettatori... Capite dove voglio arrivare? Il Russia-gate è molto intrigante, certo, ma è evidente che ci stiamo russificando da soli. Fin qui abbiamo avuto il finto pope greco-bizantino che predica sul piano Kalergi, il manganellatore di zucche, il nazista in passamontagna bianco della “Gabbia”, il Savoia revenant, i propalatori del signoraggio, gli indemoniati di Bibbiano, e considerate che l’elenco è incompleto perché non ho neppure mai visto una puntata di “Non è l’arena”. Essi vivono. In quel film di Carpenter, dei fantascientifici occhiali da sole consentivano, tra le altre cose, di scoprire che molti umani erano in realtà alieni. Ecco, servirebbero degli occhiali in grado di materializzare lo scolapasta invisibile sulla testa di tutti i mattoidi della tv italiana, mimetizzati tra le persone normali. Essi vivono, li mortacci loro.

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