Leonardo Sciascia (foto LaPresse)

Strumentalizzare Sciascia

Guido Vitiello

Su RaiPlay uno speciale con ventotto interventi televisivi dello scrittore. Parlando al Tg2 diceva: “A me non interessa chi strumentalizza le mie opinioni, l’importante è che le mie opinioni siano giuste”

L’impegno della ragione” è il titolo sotto cui RaiPlay ha raccolto ventotto interventi televisivi di Leonardo Sciascia per il trentennale della morte, il 20 novembre 1989, ed è un titolo che andrebbe chiarificato con quella che i giuristi chiamano interpretazione autentica. Al Nouvel Observateur che gli chiedeva se gli piacesse passare per engagé, Sciascia rispose: “Certo, io mi sento ‘impegnato’: ma con me stesso e con gli altri ‘me stessi’”. E indicava due modelli: Gide, il comunista che aveva detto la verità sul comunismo sovietico; Bernanos, il cattolico che aveva detto la verità sulla chiesa franchista. Era il giugno 1978, e proprio in quei mesi circolava “Il piccolo sinistrese illustrato”, lessico satirico di Mughini e Flores d’Arcais, dove alla voce “Fare il gioco di” si poteva leggere: “Sinonimo. Sta per ‘Taci, il nemico ti ascolta’”. Per tutta la vita, e spesso anche da morto, Sciascia è stato accusato di “fare il gioco” di mafiosi, brigatisti o radicali, in ordine crescente di gravità. Bene, tra i filmati dello speciale di RaiPlay troverete un’intervista al Tg2 sulla questione dei “professionisti dell’antimafia”. Non teme, gli chiede l’intervistatrice, che la polemica possa essere strumentalizzata? “A me non interessa chi strumentalizza le mie opinioni”, risponde Sciascia, “l’importante è che le mie opinioni siano giuste”. Potrebbe essere la definizione del coraggio intellettuale, da usare con candore di colombe e astuzia di serpenti: accettare cavallerescamente il rischio che le proprie idee siano strumentalizzate. Diderot avrebbe approvato.

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