Un mosaico sulla facciata di un palazzo di Leninsky Avenue, a Norilsk (foto Pinterest)

La città dove finisce il mondo

Maurizio Fiorino

E’ il posto più a nord che ci sia. Isolato, gelido e sorvegliato. Cronache da Norilsk, nella tundra siberiana

"Quando internet era lento sapevo meno di tutte queste brutte cose che stanno accadendo nel Continente. È triste e deprimente pensare: cosa è diventato il nostro paese?”, ha dichiarato qualche giorno fa, al New York Times, una casalinga di 49 anni, “portando a spasso i suoi tre cani su un lungolago fangoso e fiancheggiato da enormi tubi arrugginiti”. Lungolago che si trova a Norilsk, una cittadina di circa 180 mila abitanti situata nel cuore della tundra siberiana, “chiusa agli stranieri, irraggiungibile su strada e avvolta nelle tenebre per 45 giorni l’anno”. Una realtà talmente pesante che William Brumfield, docente alla Tulane University di New Orleans, pensa che “l’ostinazione è fondamentale per vivere qui. Norilsk e i suoi abitanti devono vedersela con alcune delle condizioni più dure sull’intera terra”.

 

“E’ raro che qualcuno si interessi a Norilsk. E’ quel genere di posto che è impossibile vedere da qualche altra parte nel mondo”

Norilsk è la città civilizzata più fredda, quella più a nord del mondo, una delle più tossiche dell’intero pianeta e, sicuramente, la più isolata e blindata della Russia. Secondo il National Geographic, la quantità di anidride solforosa nell’aria è talmente elevata che la vegetazione nel raggio di 20 miglia stenta e rimanere in vita e ai residenti è consigliato non raccogliere nulla cresca dalla terra. Ragion per cui persino i pomodori, visto le terre contaminate, sono importati e arrivano a costare 12 dollari al chilo. La colpa è della sua posizione geografica: sorge sul più grande giacimento di nichel e palladio del pianeta.

 

“E’ raro che qualcuno si interessi a Norilsk. E’ quel genere di posto che è impossibile vedere da qualche altra parte nel mondo”, mi spiega Nikolaï, ventisei anni, che a Norilsk ci è nato e cresciuto e che, oggi, non vive più lì. “E’ una città della vergogna per diversi motivi. Oltre a quelli ambientali, hai bisogno di avere un’autorizzazione per entrarci. Scherziamo?”. Perché arrivarci, a Norilsk, non è facile, e non solo per una questione di trasporti (dista quattro ore e un quarto di volo da Mosca e ci si può arrivare anche via fiume, nei mesi estivi, se, ovviamente, le acque non sono ghiacciate visto che nevica anche a luglio). Prima di partire bisogna mostrare l’invito di una persona del posto all’Fsb, i servizi segreti eredi del Kgb sovietico e basta dire che ci è arrivato a stento lo Street View di Google Map, che è riuscito a coprire solamente una minima parte della città. Per questi motivi, si contano circa cento stranieri l’anno e persino le guide turistiche sono tra il serio e il faceto. “Cinque cose da fare a Norilsk” titola Russia Beyond, un sito internet che vuol far conoscere le bellezze russe al mondo, aggiungendo poi, tra parentesi, “se davvero arrivate fin qui”.

 

Da un paio di anni, però, la città ha avuto la sua rivoluzione copernicana: è arrivata la fibra ottica. Se fino al 22 settembre del 2017 i residenti tornavano dalle vacanze carichi di ebook e film sulle loro PenDrive, ora sono collegati al resto del pianeta. Anzi della “terraferma”, come la chiamano i residenti.

 

L’internet più o meno libero sta via via sostituendo la tv, controllata dal Cremlino. Fino al 2014 fa il 90 per cento dei russi dichiarava di farsi un’idea della situazione del proprio paese guardando la televisione, oggi la percentuale è scesa intorno al 72 per cento (la fonte dei dati è Levada, una società di ricerche sociologiche indipendente e non governativa).

 

“La città è totalmente in mano della NorNickel. Hanno costruito un impero usando gli schiavi delle vecchie prigioni dell’Urss”

“Ricordo ancora quando è stata inaugurata la fibra ottica”, mi racconta Safa, un giovanissimo studente di elettronica di origini azere. “C’era aria di vacanza, come se fosse festa, in città venne addirittura uno dei più celebri cantante russo per l’inaugurazione del servizio. C’è da dire, però, che internet è costoso: un piano unlimited arriva a costare 900 rubli”.

 

Anche Lilith Young, nome d’arte di una giovanissima hairstylist specializzata in tinte coloratissime, è entusiasta. “Internet… grazie di esistere! Niente funzionava quando non c’era Lui. Fino a poco tempo fa la pubblicità in televisione e sui giornali era molto popolare. Le persone hanno imparato tutto da lì. Mi fa arrabbiare, però, che spesso non funzioni e che il gestore della fibra spieghi in maniera stupida i suoi guasti”, racconta. “Tieniti forte: dicono che o il cavo è stato toccato da un trattore, o un cervo l’ha preso a beccate, oppure gli scoiattoli o i cormorani l’hanno morso! Ti sembra possibile?”.

 

Dal territorio della città, dice Wikipedia, “proviene il 35 per cento del palladio, il 25 per cento di platino, il 20 per cento di nichel e il 10 per cento del cobalto utilizzati nel mondo”, e la maggior impresa è la compagnia mineraria NorNickel, che conta circa 80 mila dipendenti e utilizza lo sterminato deposito di elementi chimici presenti in città. “La NorNickel è l’unico luogo di lavoro in cui le condizioni sociali sono perlomeno decenti”, mi spiega Lilith. “Se riesci a essere assunto, rimani lì a lungo, se no non ha assolutamente senso vivere e lavorare qui”. 

 

“La città è totalmente in mano della NorNickel. Hanno costruito un impero usando gli schiavi delle vecchie prigioni dell’Urss. Tutti lo sanno, per questo quei tizi non piacciono a nessuno”, spiega Nikolaï che, appena ha potuto, ha fatto le valigie ed è andato via. “Volevo studiare, e Norilsk non era il posto adatto. Devo ammettere che in fin dei conti la mia infanzia è stata normale, non mi è mancato niente. C’è una grossa differenza, però, con gli altri russi: lo stato di salute dei nostri polmoni. La città va avanti solo grazie alle industrie estrattive e l’aria che si respira è terribile. In tutto il mondo ci sono le industrie, lo so, ma almeno sono situate fuori le città. A Norilsk fanno parte del quartiere, come se fossero un bar. Anche per questo motivo sono andato via. Vivo in Francia e lavoro come traduttore”.

 

“Mi rendo conto che c’è una differenza abissale tra me e i miei coetanei russi”, dice Safa. “Noi non siamo abituati a vedere i turisti”

“Tutti noi giovani sogniamo di lasciare questa città”, continua Lilith. “Partirei oggi stesso, ma ci sono sempre circostanze che mi costringono a rimanere qui: la famiglia, la mancanza di soldi per il trasferimento, la prospettiva di un lavoro dignitoso. Se avessi potuto scegliere, non sarei nata a Norilsk. Qui è tutto terribile, tranne le persone che ci vivono”. “E’ vero, la cosa più bella della città sono le persone. Ognuno ha a cuore la vita dell’altro, e penso sia dovuto al fatto che siamo nati tutti in questo posto di merda e quindi dobbiamo sostenerci a vicenda”, scherza Nikolaï.
 
 
“Molti sono inibiti”, prosegue Lilith. “Fin da bambini ci insegnano a non distinguerci dalla massa. Molti dei miei coetanei sono nati a Norilsk perché i loro genitori sono venuti qui molto tempo fa per lavoro. Calcola che gli stipendi sono diminuiti da quell’epoca e che i prezzi del cibo sono altissimi. Insomma, se qualcuno dice che vuole venire a vivere a Norilsk, beh, secondo me mente”. Safa, il giovane studente di elettronica, non può che essere d’accordo. “Questa città ti toglie via almeno 10 anni di vita. Le persone che vivono qui campano fino a 60, 70 anni a causa del clima e dell’aria inquinata. Un’altra cosa bella, però, c’è: è l’aurora boreale”.
 
 
C’è da dire che la città è relativamente giovane, non ha nemmeno un secolo. E’ stata costruita nel 1935 dai prigionieri del Norillag, il gulag, nel freddo più feroce e nel buio perenne, e interamente sul permafrost, ragion per cui tutte le porte d’ingresso degli edifici sono poste molto in alto, per non restare bloccate dalla neve. Persino la sua architettura è funzionale al clima: tra un palazzo e un altro ci sono spazi minuscoli a cui passa a stento una persona, così da lasciare al vento gelido pochi spazi in cui infiltrarsi.
 
 
“Mi rendo conto che c’è una differenza abissale tra me e i miei coetanei russi”, dice Safa. “Noi non siamo abituati a vedere i turisti o, comunque, gente che parla un’altra lingua o di una razza diversa dalla nostra. Quando ne vediamo qualcuno ci domandiamo: chi gliel’ha fatta fare di venire in una città dimenticata dal mondo?”. “E’ come vedere degli alieni, in effetti”, aggiunge Lilith che, sul suo profilo Instagram, pubblica le sue creazioni più bizzarre: tinge i capelli delle sue amiche rosa e verdi, chiome striate di arcobaleno e rasta arancioni. Lei stessa cambia colore di capelli di continuo. “Il mio lavoro mette in discussione il quadro prestabilito della nostra città. Come ti dicevo, da bambini ci viene sempre detto che l’eccesso è inammissibile, e io voglio sfidare questa concezione della vita. Ho iniziato a casa, ora ho uno studio, ma per via del clima riesco a lavorare poco più di sei mesi l’anno. Col passare del tempo, le persone che vogliono tingersi i capelli diventano sempre di più. Penso che ci sia una differenza fondamentale fra noi e gli altri: noi sappiamo bene cosa sia l’aktirovki. Oggi, per esempio, visto il vento e le nubi, è stata annunciata l’aktirovka, perciò dobbiamo rimanere in casa”, continua Lilith. “Le scuole rimangono chiuse, i negozi anche. E’ infernale, lo so. Non consiglierei a nessuno di volare qui, non ne vale la pena. Ovviamente, se vuoi respirare gas terribili e non vedere il sole per nove mesi, allora sei il benvenuto”, scherza.
 
 
“Quando il tempo è brutto, cioè sempre, non si può neanche camminare per strada. Io trascorro interi pomeriggi nella tromba delle scale con un amico a discutere di ciò che vediamo sui social network”, mi confida Safa. “Oltre a Instagram, utilizziamo Internet per guardare video su YouTube e registrare brevi video su TikTok. Non c’è molto altro da fare”.
 
 
Pochi mesi fa, l’amministrazione comunale della città ha respinto la richiesta di Nikolai Alekseev, attivista gay russo, di tenere un pride in una delle strade principali di Norilsk. “Lo svolgimento di un evento pubblico che propaganda le relazioni sessuali non tradizionali viola i diritti dei bambini nonché la morale pubblica” si è sentito rispondere. C’è da dire che, a differenza della giunta comunale, i cittadini della città avevano mostrato una certa apertura anche se sui social network qualcuno si era chiesto come fosse possibile tenere una parata con una temperatura diurna di -31° e, soprattutto, dove gli attivisti pianificavano di reclutare i circa 200 partecipanti dichiarati, dato che la popolazione di Norilsk “è di sole 178.500 persone”.
 
 

“Internet non ha cambiato il modo delle persone di cercare informazioni. Sai qual è il media più diffuso, qui? La bocca delle gente”

“Norilsk era solo una delle città in Russia dove abbiamo cercato di ottenere un permesso per le nostre assemblee lgbt e, onestamente, il no delle autorità non è stato una sorpresa”, spiega Nikolai Alekseev che, per presentare la domanda, è andato a Norilsk di persona “e ho avuto molti più problemi in altri posti. In alcune città siamo stati seguiti, in altre i funzionari locali non volevano neanche farci accedere per presentare le domande. Lì tutto è filato liscio: il nord della Russia è generalmente molto più tollerante nei confronti dell’omosessualità. E’ una sorta di mentalità nordica, più aperta”, racconta. “Pensa che ho diversi amici gay che sono nati lì e che hanno trascorso a Norilsk la loro adolescenza. Secondo loro è uno dei posti più tranquilli al mondo in quanto nessuno ha mai vissuto sulla propria pelle l’omofobia e l’odio. Ora vivono a Mosca e, ironia della sorte, hanno nostalgia della loro giovinezza. Che poi, indipendentemente dalla velocità di internet, i gay hanno molta paura a mostrare la propria identità nelle app di appuntamenti come Grindr o Hornet. Colpa dell’emendamento del 2013”. Emendamento che vieta, per l’appunto, qualsiasi materiale o iniziativa che propagandi relazioni sessuali non tradizionali e che è stato inserito alla controversa legge del 2010 per tutelare i bambini da informazioni che potrebbero danneggiare la loro salute e il loro sviluppo.
 
 
“Ovviamente abbiamo portato il caso del pride di Norilsk e di altre città russe alla Corte Europea dei diritti dell’uomo, vedremo cosa succederà. Di sicuro non chiederò più di fare un pride lì, tanto è inutile. La risposta sarà la stessa fin quando l’intera situazione politica in Russia non cambierà”, continua Alekseev. “Comunque il problema di crescere e vivere a Norilsk è il clima, lo so. A volte, intorno a settembre o ottobre, quando piove e sono a Mosca, penso sempre di prendere un volo per andare a vedere la neve. Io adoro l’inverno e, per quelli come me, Norilsk è la città ideale. Ma lo ammetto, quella città è così strettamente legata alle industrie che è difficile immaginare possa accadere qualcosa di diverso nei prossimi decenni”.
 
 
E poi c’è chi, a Norilsk, ci è finito quasi per caso. “Conoscevo la città, ci ha vissuto mio fratello per più di dieci anni”, racconta Egor Petrovich, un dottore che si sta specializzando per diventare un chirurgo plastico. “Dopo essermi laureato all’università di Ryazan, sono arrivato a Norilsk tramite un programma che invitava giovani professionisti. Di giorno mi occupo di trasfusioni di sangue, la sera faccio chirurgia estetica. Questa è una città per gente con la scorza dura. Non è un posto per tutti”, dice. “E poi, potrà sembrarti strano, ma penso che l’arrivo della fibra ottica, nel mio caso, non ha cambiato il modo delle persone di cercare informazioni. Sai qual è il media più diffuso, qui? La bocca delle gente. Ci conosciamo tutti, si vive come in una grande famiglia. Ovviamente, l’intervento più richiesto al momento sono le labbra”, ironizza. “E devo dire che, tutto sommato, non penso che la città sia così triste. Abbiamo la notte polare per due mesi consecutivi, in inverno. E in estate il giorno polare. L’aria e il clima, lo sono, e tutte queste industrie”. 
 
 
“A proposito di industrie, hai mai sentito parlare del ‘Rituale’?”, mi domanda Nikolaï il cui sogno, ora, è di portare i suoi genitori in Francia. “C’è un lago, in città, dove ogni anno, a gennaio, gli ortodossi fanno il bagno per purificarsi. Pensa che paradosso: purificarsi in quelle acque contaminate! Ah e poi c’è anche una discoteca, si chiama Mekhanika, pensa che in città lo chiamiamo “festival” perché apre una sola volta al mese. E’ cool, certo, e c’è anche buona musica, ma è come se ci dicessero “ecco, guardate cosa il resto del Mondo può godersi tutti i giorni e voi invece solo una volta al mese!”. Ora ti è chiaro perché vogliamo scappare tutti da Norilsk?”.
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