Vladimir Putin e Xi Jinping (foto LaPresse)

Fragilità strategica e paradossi legislativi

Redazione

Senza soldi pubblici né privati la politica è esposta al vento cinese, russo e americano

Mentre appare sempre più incoercibile l’impulso culturale (e dunque poi legislativo e giudiziario) alla criminalizzazione dei finanziamenti alla politica, nella confusione di un sistema di leggi che negli ultimi anni non soltanto ha abolito il finanziamento pubblico ma ha reso pericoloso (in quanto esposto alla discrezionalità dei magistrati) il finanziamento privato, ecco che la nostra democrazia rischia di esporsi a condizionamenti forse più pericolosi: quelli delle potenze straniere.

 

Beppe Grillo, Luigi Di Maio, Davide Casaleggio, come ha ben illuminato la cronaca di questi mesi e giorni, coltivano rapporti con la Cina. Matteo Salvini, com’è noto, con la Russia di Vladimir Putin. Mentre Giuseppe Conte è stato il protagonista dell’affaire Mifsud e avrebbe messo i servizi segreti italiani a disposizione del procuratore generale americano. Tutto questo fa capire quanto l’Italia sia centrale nel grande gioco geopolitico. Ma diventa un fatto preoccupante se si considera il paradosso legislativo che si è prodotto tra il 2011 e il 2013: per una potenza straniera è più facile condizionare l’agenda politica del nostro paese di quanto non lo sia per attori privati domestici. E quanto più i partiti italiani sono orfani del finanziamento pubblico e impediti nella raccolta di quello privato, tanto più diventa facile per le potenze straniere condizionarli. Per i privati italiani – aziende o persone fisiche – supportare un partito o una fondazione, come ben si vede proprio in questi giorni con il caso Open, è una faccenda complessa e rischiosa. Alle procure sono stati dati strumenti legislativi di difficile definizione e di discrezionale applicazione come, per esempio, il traffico d’influenze. Il paradosso inquietante è che il nostro ordinamento, che si è orientato a criminalizzare il finanziamento della politica, è però del tutto indifeso in materia di influenze straniere. Gli stessi politici che tanto minuziosamente hanno prima cancellato il finanziamento pubblico e poi reso di fatto impraticabile quello privato hanno omesso di affrontare il tema. Come se non esistesse. Il risultato è: partiti e uomini politici debolissimi, esposti al vento cinese, russo o americano. Si dovrebbe correggere la rotta, finché si è in tempo.