(Foto LaPresse)

La reductio ad anti Hitlerum

Guido Vitiello

Ogni denuncia di metodi autoritari e leggi illiberali è ricondotta all’antifascismo di maniera, e così neutralizzata. E pensare che sarebbe così facile smontarla, a lume di logica

Non c’è solo la reductio ad Hitlerum, come la battezzò Leo Strauss; esiste anche la reductio ad anti Hitlerum, ed è una fallacia non meno insidiosa. E’ utile conoscerla, per sopravvivere al dibattito sul libro di Vespa, “Perché l’Italia diventò fascista (e perché il fascismo non può tornare)”. Il trucchetto eristico lo brevettò Berlusconi quando Morisi andava ancora all’asilo. Data la premessa (vera) che in Italia sopravvive una sciatta retorica resistenziale che riconduce tutto e tutti al duce (Craxi, Berlusconi, Renzi, Salvini), si segua questa semplice sequenza. Primo: flirtare con i fascisti in un registro ambiguo, sul filo dell’ironia – citare frasi mussoliniane, sfoggiare felpe di CasaPound, pubblicare libri con i picchiatori. Secondo: aspettare che il campanello di Pavlov faccia salivare gli antifascisti, e li induca a ringhiarti contro. Terzo: minimizzare la strizzata d’occhio e ridicolizzare gli indignati con un sapiente dosaggio di sarcasmo e vittimismo, lasciandoli con il culo a terra. Quarto: sedersi ad aspettare il pensoso trombone del giorno dopo che nel suo editoriale ironizzerà sul “fascismo degli antifascisti” (poveri Pannella e Pasolini), l’allarmismo perenne, l’anacronismo dei paragoni. Risultato: ogni denuncia di metodi autoritari e leggi illiberali è ricondotta all’antifascismo di maniera, e così neutralizzata: reductio ad anti Hitlerum. E pensare che sarebbe così facile smontarla, a lume di logica. Torna il fascismo? Ovviamente no. La Lega è un partito di estrema destra? Ovviamente sì. Le precedenti affermazioni si escludono? Ovviamente no.

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