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Prendere sul serio il folklore

Guido Vitiello

Agli occhi del sovranista medio, Halloween è più o meno quel che era il baseball per Starace, il coltellaccio del globalismo che svuota le zucche dei giovani del ripieno della tradizione

Fuori le zucche, dentro la Meloni. Bisogna riconoscere che la scaletta di Mario Giordano, oltre alla coerenza ortofrutticola, aveva una sua logica politica. Prima scacciamo l’invasore cucurbitaceo con una mazza tricolore, uguale a quelle con cui i neofascisti minacciano, nei loro cortei, di spaccare altre zucche (certo, son mazze da baseball, sport americano che il regime ribattezzò “palla alla base” e tollerò con autarchica diffidenza). Poi entra in scena la politica che da anni invita Giordano come giullare di corte alle feste di Fratelli d’Italia, il partito che ad Acquasanta Terme il 28 ottobre ha organizzato una cena per celebrare la marcia su Roma tra fasci littori, gagliardetti e altri parafernali. La parola chiave, qui, è folklore. “Un evento folkloristico”, ha scritto il Secolo d’Italia per mettere in ridicolo gli indignati. Del resto, a Predappio, ai necrofili della cripta del Duce avevano appena risposto le “tagliatelle antifasciste” dell’Anpi Folk Fest. E anche Halloween è folklore – ma con una differenza: agli occhi del sovranista medio, è più o meno quel che era il baseball per Starace, il coltellaccio del globalismo che svuota le zucche dei giovani del ripieno della tradizione. Guai a sottovalutare il folklore importato, guai a sopravvalutare il folklore fascista: ecco la loro lezione politica. Io ne suggerisco un’altra: il folklore, in Italia, “non deve essere concepito come una bizzarria, una stranezza o un elemento pittoresco, ma come una cosa che è molto seria e da prendere sul serio” (Gramsci).

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