(foto LaPresse)

Virus manettaro

Fabio Massa

Dal Pd ai cespugli, la sinistra torna al giustizialismo come arma politica. Col fiato un po' corto

"Mentre il tribunale cercava, molti nel pubblico, come accade, avevan già trovato”. Meglio citare il Manzoni della peste, sennò si viene accusati di buttarla in politica, e di voler sempre difendere – oddio – quei socialistacci brutti di Tangentopoli. (Anche citare Gramsci vien sempre comodo: “Si dice che in Italia ci sia il peggior socialismo d’Europa. E sia pure: l’Italia avrebbe il socialismo che si merita”). La pandemia non è ancora passata in fase 2, che già il “pubblico” ha trovato il colpevole. Anzi, i colpevoli. Divisi a squadre come in ogni derby. Visti dal “pubblico” di destra: Sicuramente Giuseppe Conte, il premier. I decreti pasticciati, le dirette facebook in ritardo, le insicurezze, il tono paternalistico e quell’insopportabile assenza di parlamentarizzazione della crisi che ci fosse stata ci avrebbe portato a una insopportabile parlamentarizzazione della crisi con tutte le sue lungaggini. A breve, sul banco degli imputati ci finirà Beppe Sala, è da scommetterci. La città mezza aperta e mezza no, che ha una densità da urlo ma che dovrebbe riuscire ad avere il distanziamento sociale, prevedibilmente si imballerà e si caricherà pure di debiti (e come si fa, senza 300 milioni l’anno di gettito?). L’incolpevole Mr. Expo ha da tirar fuori il coniglio dal cilindro, e non è un mago. I leghisti si leccano i baffi e un po' anche le ferite, perché la gestione regionale della Sanità – viceversa – è sul patibolo già da un pezzo, con la folla urlante. Ma il pubblico è il pubblico, poi c’è chi lo incita mettendola in politica. In una certa sinistra, soprattutto, quella che infilzerebbe anche il “suo” sindaco, si ritorna a vizietti del passato mai proprio superati. Punzecchia e sollecita e blandisce i tribunali, che invece sono comprensibilmente un po’ più lenti. Sul caso Trivulzio, ad esempio.

 

Il Pio Albergo, come è stato spiegato più volte, è retto da un comitato di indirizzo nominato in maggioranza dal Comune, e da un direttore generale espressione della Regione ma senza l’opposizione di Palazzo Marino. Un passaggio non scontato, visto che al Golgi Redaelli vennero respinti ben due nomi ritenuti non idonei: segno che il dg non era persona sgradita. La vigilanza sanitaria spetta alle Ats, ovvero alla Regione Lombardia. Da sempre è così, e lo sa bene anche Pierfrancesco Majorino, l’europarlamentare che tanto vorrebbe oggi essere ancora assessore al Welfare per poter dare battaglia con delega (e non per delega) al centrodestra regionale, ormai assurto agli onori della cronaca come ultima ridotta di Matteo Salvini e quindi da attaccare a testa bassa. L’impressione è che, quando il lockdown sarà finito e il virus passato, tornerà tutto come prima (Fontana, che non è Salvini, a quello punta). Ma rimarranno le inchieste aperte a grande richiesta mediatica, quelle sì. E i titoli dei giornali, che ormai il loro l’hanno fatto. Come quando sembrava imminente l’ondata di arresti per il Trivulzio, perché la Regione – nella vulgata che non sa leggere le delibere – aveva deciso di mandare pazienti Covid tra gli anziani per farli morire. Non era così, e infatti il Trivulzio non ha aderito alla delibera regionale. Ma ormai la macchina era partita. Alcuni socialisti sono ladri, quindi tutti i socialisti sono ladri. Vecchio metodo. Da accompagnare con un comitato di parenti delle vittime. Ogni giorno arrivano comunicati stampa incendiari, con tanto di chiamata alla magistratura. Il portavoce delle vittime ha già presentato un esposto in procura. E già un’inchiesta era stata aperta quando Gad Lerner aveva firmato il suo pezzo incendiario, quello che aveva dato fuoco alle polveri, nel quale l’evocazione giudiziaria era un fil rouge neppure troppo latente.

 

Che cosa si scoprirà? Non si sa, ma la condanna è già bella che emessa, se si fa la somma con la richiesta di commissariamento della Sanità lombarda. E’ una richiesta che Pierfrancesco Majorino (Pd) ha sposato, ma che non parte da lui. Parte dall’Associazione Milano 2030. Niente civismo, questo è un vero assembramento de sinistra vera, sminuzzata in pezzetti piccoli piccoli: Articolo 1, Sinistra X Milano, Possibile, Rifondazione comunista, Sinistra italiana, ma addirittura gruppi più ristretti (si va verso il microscopico) come èViva (alimentato dai mòniti di Francesco Laforgia). Il Pd regionale non ha seguito su questa strada, ma la tentazione è forte, perché la raccolta firme è indirizzata verso quota 100 mila. Tutta rabbia che si convoglia sulla Regione. In tutto questo, è capitato l’intoppo del cambio di direzione a Repubblica: un megafono che potrebbe venire a mancare, almeno in pagina nazionale. Ma tanto c’è il caro vecchio Zuck. Del resto, come ha detto una delle promotrici dell’appello a commissariare Gallera, l’ex pisapiana Elena Comelli: chi la leggeva più, Repubblica?