La consigliera comunale di Milano Laura Specchio (foto LaPresse)

Toh, il civismo

Fabio Massa

Giochi di specchi tra Sala, Lista Sala, civici e altro. Un’ideologia fluida che peserà molto, a sinistra

Il civismo è l’araba fenice della politica italiana (di sinistra soprattutto) nell’èra della localizzazione e della geolocalizzazione (sapere tessere reti civiche, ma non soltanto locali). Fenomeno intermittente, come l’araba fenice pare morto, risorge, si reincarna. Ora in una sardina, ora in un girotondo, ora in un nuovo autonomismo. Ed è un po’ anche un prezzemolo. A volte profuma, ma di sapore e di sostanza, sempre abbastanza poco tendente al nulla. Tuttavia anche sul “civismo” si giocherà la prossima contesa politica di Milano. Il passaggio di Laura Specchio, consigliera comunale del Pd, confluita nel gruppo Sala (Lista Sala), è stato un piccolo start. Un piccolo aprite le danze. Si volteggerà, da qui in poi, sempre più velocemente. 

 

Uno che ha capito in anticipo il terreno su cui si giocherà è Franco D’Alfonso. Ex assessore durante il mandato di Giuliano Pisapia, D’Alfonso è una vecchia volpe della politica milanese. Che però potrebbe tranquillamente finire nella pellicceria di Beppe Sala, tanto per riprendere antiche punzecchiature craxian-andreottiane. Tra i due, D’Alfonso apparteneva ovviamente ai socialisti. Accusato di essere berlusconiano, è stato poi sicuramente l’ideologo arancione di Pisapia. Ne ha condiviso traiettorie per alcuni anni, salvo poi spostarsi su Beppe Sala. E qui, il problema.

 

La lista Sala, segreto di Pulcinella, ha esponenti che Sala non considera vicinissimi. Basti pensare a Enrico Marcora. O allo stesso D’Alfonso, per certi tratti. Ma D’Alfonso fiuta l’aria, e mette in circolo un nuovo progetto politico con un padre nobilissimo e di grande caratura: Piero Bassetti. Il nome è quello di Alleanza Civica del Nord, e vuole federare varie realtà con una vocazione non autonomista, ma che sicuramente mette l’accento sulle specificità. Per quanto riguarda il “civica”, vale il discorso che Beppe Sala, in uno dei suoi tanti videomessaggi ai raduni periodici di Alleanza Civica, ha elaborato: “Il civismo è ancora questo: una rete di servizio per chi intende partecipare alla vita politica. Beninteso – ha precisato Sala – ai partiti, e in particolare ai partiti vicini, bisogna sempre portare rispetto e lealtà. Cosa che facciamo ogni giorno. Ma vediamo che c’è una grande voglia di partecipazione. E ci sono spazi che non sono occupati. Sta alla nostra capacità occuparli, con lo spirito generoso e le competenze proprie del civismo. Conosciamo quindi la strada, anche se non sappiamo dov’è l’arrivo. Non si sa, ma potrebbe anche essere quello elettorale. E perciò bisogna essere pronti, costruire programmi, essere differenti. E’ quello che caratterizza il fare politica del civismo.  Dando per scontato che nessuno di noi si impegna pensando poi di agire in contesti diversi. Quello che io continuerò a fare – ha sottolineato Beppe Sala – sarà di portare testimonianza di come il civismo, con un pensiero politico radicato, può essere contributivo. La realtà di Milano, ma anche di Bologna e di Bergamo, ha dimostrato questo. Allora perché non allargare questa idea? Cioè –  ha concluso – il civismo come presenza che nasce sempre territorialmente, ma che alla fine può trovare anche altri confini”. Sembrerebbe una dichiarazione di intenti di politica nazionale. Ma non bisogna fraintendere. Il civismo di D’Alfonso non è detto che sia quello di Beppe Sala. Il sindaco di Milano pensa un think-tank, a qualcosa di grande, un contenitore di assoluto prestigio. Che possa scintillare in occasione di una campagna elettorale che giocherà col piglio e col metodo di Bonaccini: pochi partiti, tanto protagonismo. E il Pd, in questa logica, si sentirà slegato da appartenenze. La partita sarà davvero aperta. Chi frequenta le segrete stanze della politica milanese è pronto a giurare che il civismo non sarà solo quello di D’Alfonso, ma che anzi si frammenterà su più liste, più capilista, più persone rappresentative. L’opzione di unitarietà rischia di essere una chimera, ad oggi.

 

C’è poi quella questione sottintesa: ma perché la Lista Sala litiga spesso e volentieri con Sala? E come può essere questo il nucleo di qualcosa di nuovo proprio a sostegno di Sala? Occorrerà fare una cernita e costruire reti di fiducia. Sfatare la maledizione del civismo che non ha portato fortuna – ad esempio – a una figura di grande spessore come Umberto Ambrosoli. Cose che non sono scontate, al di là dell’ennesima reincarnazione di D’Alfonso, l’ex socialista ex ideologo arancione oggi civico e un po’ autonomista.