(foto LaPresse)

Il superpacchetto Ue

David Carretta

Ecco che cosa vuole offrire l’Europa, e su cosa invece c’è lite. Le richieste francesi e il momento della verità

Bruxelles. Il momento della verità per l’Italia sul Mes è arrivato. L’impatto economico della decisione di mettere in coma artificiale gran parte dell’economia è sempre più duro. Le misure fiscali per salvare imprese e posti di lavoro, e preservare l’attività produttiva italiana, si stanno moltiplicando. La Bce è riuscita a mantenere gli spread dei titoli italiani attorno a 200 punti base, ma superando la quota sulla base della ripartizione del capitale della stessa Bce. Gli sherpa dell’Eurogruppo stanno convergendo su un pacchetto da oltre 500 miliardi, che include l’utilizzo di linee di credito del Mes, ma con condizioni molto “light” e senza nessuna Troika. Tuttavia, dopo mesi di fake news e demonizzazione da parte delle forze populiste al governo e all’opposizione a Roma, il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri pare ritrovarsi con le mani legate. “Come ha detto il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, solo un Mes senza condizonalità che conservi del vecchio meccanismo solo il nome, diventando di fatto un fondo per la lotta alla pandemia, potrebbe essere adeguato a concorrere insieme agli altri strumenti a una risposta europea”, ha detto Gualtieri venerdì scorso, l’ultima volta in cui si è espresso sulla questione. “No al Mes o sfiducia al governo”, ha detto ieri Matteo Salvini. “No al Mes, categoricamente. Il M5s è pronto a tutto”, ha risposto a ruota il sottosegretario all’Economia, Alessio Villarosa. Conte si è barricato dietro la linea degli “European recovery bonds”, nuovo nome dei Coronabond, che sono a loro volta sinonimo di Eurobond. Ma Olanda e Germania si oppongono a correre verso la mutualizzazione del debito. Il massimo che l’Italia può ottenere oggi è una menzione alla proposta della Francia di creare un “Fondo di solidarietà” che emetta bond comuni, ma solo come idea da sviluppare nel lungo periodo.

 

Il pacchetto sul tavolo dell’Eurogruppo si compone di diversi pilastri. Il primo è il Mes con le sue linee di credito a condizioni rafforzate, ma con una condizionalità adattata alla crisi del coronavirus. Nessuna richiesta di riforme o obiettivi di bilancio da rispettare prima di ottenere i fondi come ai tempi della crisi 2010-2012: gli stati membri che vogliono ottenere aiuti devono solo impegnarsi a spendere i soldi per l’emergenza sanitaria ed economica e a rispettare le raccomandazioni macro-economiche che la Commissione farà in futuro. In poche settimane grazie al Mes sarebbero disponibili 240 miliardi, di cui 36 miliardi per l’Italia. Il secondo pilastro è un rafforzamento del ruolo della Banca europea degli investimenti, che potrebbe destinare 200 miliardi di liquidità alle imprese. La Germania è pronta a mettere garanzie, senza poi beneficiare della sua quota parte dei fondi della Bei. Il terzo pilatro è Sure, lo strumento da 100 miliardi proposto dalla Commissione per aiutare gli stati membri a finanziare meccanismi come la cassa integrazione. Alcuni paesi vorrebbero allargare la sua portata, destinando risorse anche ad altri settori economici. L’Eurogruppo dovrebbe dare il via libera anche alla piena flessibilità nell’uso dei fondi strutturali dell’Ue e alla creazione di uno Strumento di sostegno di emergenza per i sistemi sanitari nazionali da 3 miliardi (ma forse di più se gli Stati membri decideranno di contribuire come vuole fare l’Olanda con la proposta di un Fondo apposito). Per contro sugli Eurobond – che si chiamino Coronabond o “Fondo di solidarietà” che emette titoli – non c’è consenso. L’Ue è spaccata in due campi. Il ministro francese delle Finanze, Bruno Le Maire, ieri ha alzato la voce sul suo “Fondo di solidarietà”. Ma ha anche lasciato intendere di essere pronto ad accettare un semplice gesto simbolico. Dall’Eurogruppo “non abbiamo bisogno che siano adottati i dettagli della proposta, ma vogliamo che si menzioni questa opzione e che ci si dia 2-3 mesi per definire i dettagli di funzionamento”, ha spiegato Le Maire.

 

Malgrado lentezze e le divisioni, l’Ue ha messo insieme un pacchetto che non ha precedenti. Le risorse delle linea di credito del Mes, della liquidità della Bei e dei prestiti di Sure verrebbero raccolte sui mercati attraverso dei bond garantiti da tutti gli stati membri e dal bilancio comunitario. Perfino il premier spagnolo Pedro Sánchez e il gruppo dei Socialisti&Democratici al Parlamento europeo si sono espressi a favore dell’uso del Mes con condizionalità “light”. L’Italia oggi deve decidere se accettare il “lodo Le Maire” o bloccare 500 miliardi di solidarietà europea.

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