Ursula von der Leyen (foto LaPresse)

L'Ue si era mossa contro il Covid già a gennaio

David Carretta

Quando l'epidemia interessava ancora solamente la Cina, Bruxelles chiese all'Italia se avesse bisogno di aiuti sanitari. Nessuno ha mai risposto

Bruxelles. La Commissione europea non ha ricevuto richieste di aiuto dall’Italia in termini di mascherine e altro materiale protettivo, quando il 31 gennaio aveva chiesto per la prima volta se gli stati membri fossero attrezzati a fronteggiare un’epidemia di coronavirus nell’Ue. All’epoca il Covid-19 era ancora una faccenda prevalentemente cinese. Ma dietro le quinte la Commissione si era già attivata per prepararsi al peggio. In una riunione del Comitato per la sicurezza sanitaria il 31 gennaio un funzionario ha spiegato che la Commissione era in contatto “con diversi paesi sulle contromisure sanitarie da prendere, in particolare i dispositivi di protezione individuale”. Lo rivela il verbale della riunione di cui il Foglio è entrato in possesso. Ma “nessun paese ha richiesto sostegno per ottenere contromisure addizionali”. Solo “quattro paesi hanno indicato la potenziale necessità di dispositivi di protezione individuale” nel caso in cui l’epidemia arrivasse nell’Ue.

   

 

Tra i quattro c’era l’Italia? Nessun rappresentante italiano era presente il 31 gennaio. I diplomatici italiani parlano di “puro errore materiale”: la Commissione “non ci aveva inoltrato l’invito”. “Abbiamo inviato il nostro invito il 30 gennaio al membro italiano del Comitato per la sicurezza sanitaria”, ha risposto un portavoce della Commissione. L’episodio smentisce la narrazione sull’Ue che non ha fatto nulla per aiutare. Senza competenze sulla sanità, la Commissione si era mossa prima del tempo per fornire assistenza. Ma Bruxelles non può imporre ai governi di aumentare gli stock di mascherine e ventilatori. Così gli appalti comuni Ue per dispositivi di protezione individuale e ventilatori sono partiti in ritardo. Così Germania e Francia si sono fatte prendere dal panico imponendo restrizioni alle esportazioni. Così un’assenza italiana, un accumulo di decisioni nazionali sbagliate e una sottovalutazione generale dei rischi hanno portato l’Ue sul banco degli imputati. Il modo più facile per auto-assolversi dai fallimenti nazionali è comunitarizzarli.

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