La Biblioteca degli Alberi a Milano (foto LaPresse)

Né Greta né tantomeno il governo. Ecco i numeri green di Lombardia

Daniele Bonecchi

I dati record di GreenItaly 2019, il rapporto di Fondazione Symbola e di Unioncamere. Bonomi bacchetta la politica

"Il tema della sostenibilità modifica direttamente i paradigmi dello sviluppo economico e ci obbliga a considerazioni basate non solo sulla sostenibilità ambientale ma sull’intero ampio spettro della sostenibilità sociale", spiega con chiarezza Carlo Bonomi, presidente di Assolombarda, alla presentazione del decimo rapporto GreenItaly 2019 della Fondazione Symbola e di Unioncamere. “In Italia la rivoluzione della sostenibilità ambientale nasce dal basso, perché sono le imprese ad adottarla con convinzione. Smettiamo dunque di descrivere le imprese come responsabili dei guai italiani: noi siamo vittime, non carnefici. Va ricordato, infatti – insiste Bonomi – che sono le imprese a investire sulla formazione delle professionalità che servono per il green tech, che hanno compreso che, grazie alla sostenibilità nei processi e nei prodotti, si realizzano più export e più redditività, si aprono i contratti aziendali a più salario di merito e produttività. E, insieme, a più welfare si contribuisce a una maggiore sostenibilità sociale. 

 

 

 

A livello europeo, il Green New Deal costituisce la parte più ambiziosa della sfida dei prossimi anni ed è molto apprezzabile che industria e clima siano entrambi binari del Piano. A livello italiano non possiamo che chiedere che il governo si doti al più presto di una grande cabina di confronto con le industrie per definire insieme le priorità e le richieste su cui l’Italia deve battersi”. E qui tornano alla mente la pioggia di provvedimenti inutili, prima minacciati, poi ritrattati ed infine differiti o quasi completamente scomparsi dalla legge di stabilità. Ma non solo, perché Bonomi mette in fila i problemi e si toglie qualche sassolino: “Le premesse, dobbiamo dirlo, non sono buone. In occasione della nostra Assemblea avevamo sottolineato l’importanza di chiudere il ciclo del trattamento dei rifiuti, che oggi esportiamo per miliardi di euro a causa della mancanza di impianti. Al suo posto abbiamo ricevuto la Plastic tax che serve solo a fare gettito. La politica appare divisa e piegata su meri interessi elettorali, lontani anni luce dalla consapevolezza della posta in gioco in un paese a bassa produttività, alto debito pubblico, welfare poco rivolto a sostenere l’occupabilità di giovani e donne. Ma noi continueremo con rafforzata convinzione a credere e investire nella sostenibilità”, conclude Bonomi, firmando il Manifesto promosso da Symbola “Un’economia a misura d’uomo contro la crisi climatica”. 

 

 

E nello sviluppo della green economy la Lombardia, come spesso accade, eccelle. Con 77.691 imprese, è al primo posto in Italia nella graduatoria regionale per numero assoluto di aziende che hanno investito, o investiranno entro l’anno, in tecnologie green. Passando dal livello regionale a quello provinciale, è Milano con le sue 21.547 imprese green la provincia più virtuosa della Lombardia. Seconda Brescia con 10.201 imprese, il terzo gradino del podio è occupato da Bergamo a quota 8.095. Seguono Monza e Brianza con 5.932 e Varese con 5.867. L’ottimo risultato della provincia di Milano è confermato anche su scala nazionale: Milano è al secondo posto in Italia nella graduatoria provinciale per numero di imprese green. Ma i primati della regione non si fermano qui: con 137.097 contratti stipulati a green jobs dalle imprese per il 2019, la Lombardia è al vertice anche della graduatoria regionale per numero di contratti stipulati o programmati entro l’anno. Un primato nazionale che vanta anche Milano, con le sue 74.062 mila attivazioni di contratti a green jobs previste a livello provinciale, il 14,2 per cento del totale nazionale. Dunque impresa green vuol dire soprattutto lavoro e innovazione. Nel 2018 il numero dei green jobs in Italia ha superato la soglia dei 3 milioni: il 13,4 per cento del totale dell’occupazione complessiva (nel 2017 era il 13 per cento). La green economy è anche una questione anagrafica. Una importante spinta al nostro sistema manifatturiero verso la sostenibilità ambientale, infatti, è impressa dai giovani imprenditori: tra le imprese guidate da under 35, il 47 per cento ha fatto eco-investimenti, contro il 23 delle over 35.

 

Green economy significa anche cura sociale: il 56 per cento delle imprese green sono imprese coesive, che investono cioè nel benessere economico e sociale dei propri lavoratori e della comunità di appartenenza. Le imprese di GreenItaly, incluse le Pmi, hanno spinto l’intero sistema produttivo verso una leadership europea nelle performance ambientali. Leadership che fa il paio coi nostri primati internazionali nella competitività. Queste oltre 430 mila imprese hanno dato all’Italia una leadership nella sostenibilità che possiamo misurare constatando che il nostro sistema industriale, con 14,8 tonnellate equivalenti di petrolio per milione di euro prodotto, è il secondo tra quelli dei grandi Ue per input energetici per unità di prodotto: dietro alla Gran Bretagna. L’attenzione all’ambiente si legge anche nella crescita dei brevetti green: complessivamente 3.500 (10 per cento dei brevetti europei). Con un aumento del 22 per cento nel periodo 2006-2015 e una dinamica in controtendenza rispetto ai brevetti in generale. L’Italia è il terzo paese al mondo, dopo Cina e Giappone e davanti a Spagna, Germania, Francia ma anche Usa, per numero di certificazioni ISO 14001. E’ per questo che imprese e attori sociali, a partire dalla Lombardia, hanno deciso di sottoscrivere un manifesto per “affrontare con coraggio la crisi climatica”, perché questa “sfida può rinnovare la missione dell’Europa dandole forza e centralità”. “La nostra green economy rende più competitive le nostre imprese e produce posti di lavoro affrontando le radici, spesso secolari, in un modo di produrre legato alla qualità, alla bellezza, all’efficienza alla storia delle città, alle esperienze positive di comunità e territori”.  “La sfida della crisi climatica – conclude il manifesto – può essere l’occasione per mettere in movimento il nostro paese in nome di un futuro comune e migliore”.

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