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Tra Bologna e Milano, per le Sardine è già crisi di identità

Fabio Massa

Esiste un simbolo? Chi comanda? Con chi stiamo? Sotto la Madonnina in pochi sono convinti che la scelta di registrare il simbolo e lanciarsi in una avventura politica strutturata sia quella giusta

All’inizio fu un flash mob lievitato fino a diventare grande come una piazza, a Bologna, l’idea “di trasformarsi da leoni da tastiera a sardine reali”. Poi, pochi giorni dopo, è diventata una bella piazza piena di ombrelli, a Modena. E’ stato allora che si è capito – tutti hanno capito, anche gli avversari, anche quelli che le sardine non gli sono mai state simpatiche fin dal primo momento – che qualcosa di nuovo, o almeno di diverso nel panorama attuale della politica, stava avvenendo. Ma davanti alle immagini di quella piazza piena di sardine e piena di pioggia, tutti quanti, o almeno gli osservatori più avveduti, hanno cominciato a ragionare anche su un altro aspetto: sotto ogni ombrello, c’era una e una sola sardina, una e una sola testa. L’impressione che ogni sardina, forse, pensi per sé, o a modo suo. Ad accomunarle, le sardine, c’è ancora assai pochino. A parte il no a Salvini e l’invito, molto civile, a abbassare tutti i toni. Motivi per dividersi, invece, a sinistra se ne trovano sempre. A partire dal fatto di concepire, o meno, le Sardine come qualcosa di sinistra. Anche le uscite pubbliche diventano un tema divisivo.

     

Nei giorni scorsi, a Milano, dove si è svolta una affollata e pacifica adunata di sardine, Simona Regondi, portavoce delle Sardine milanesi, è stata ospite del convegno Idn 2019 – uno spazio di dibattito organizzato con largo anticipo, e che non poteva dunque prevedere il grande successo della piazza milanese. E la sua partecipazione è stata ricca di indizi per capirci qualcosa di più. “Non sono qui per parlare di trattative o vicinanze – ha spiegato Simona Regondi – ma per raccontarvi i valori della bellissima piazza di domenica”. Sul palco, accanto a lei, la segretaria del Pd metropolitano Silvia Roggiani (domenica in piazza lei c’era); Ada Lucia De Cesaris, esponente di spicco di Italia Viva (anche lei domenica in piazza); Anita Pirovano, leader degli ex pisapiani, oggi Milano progressista, a sua volta in piazza domenica (l’ex sindaco Giuliano Pisapia, da sempre sensibile ai movimenti, ha dichiarato che se c’è da dare una mano lui c’è). “Quali sono i nostri valori? Siamo antirazzisti, antifascisti e non tolleriamo parole d'odio”, ha spiegato Regondi. Antirazziste, antifasciste e senza violenza né nel linguaggio, né in altri termini si dichiarano anche la altre tre. Difficile dire che cosa possa dividere le Sardine dal centrosinistra ma, come sottolineano giustamente De Cesaris e Roggiani, sui temi è anche difficile capire quali sono i punti di contatto pratici. Tutti vorrebbero aspettare.

 

Intanto però qualche crepa compare. Per esempio, alcuni hanno visto non di buon occhio il fatto che le Sardine, per bocca di Regondi (che pure è la portavoce), abbiano accettato di interloquire, pure entro limiti assai netti, con gli altri partiti su un palco: un eccesso di antipolitica, roba di pelle, forse. Si è notato inoltre un tema di divisione, che pare poi essere stato superato tra i due gruppi promotori della grande piazza, ovvero “6 mila Sardine” e “Le Sardine di Milano”. Infine, e questo è il punto più decisivo, sotto la Madonnina in pochi sono convinti che la scelta di registrare il simbolo e lanciarsi in una avventura politica strutturata sia quella giusta. Il risultato finale è il tipico caos magmatico dei movimenti appena nati nei quali, come in questo caso, contano molto i fondatori e quelli che si sono messi in luce sui media. Dunque, il movimento di Bologna da cui tutto è partito. E che faticosamente cerca di proporre linee guida alle altre piazze, che intanto felicemente e inesorabilmente si continuano a riempire. “Certo è che senza la piattaforma è difficile poter dire come possiamo interloquire”, spiega Anita Pirovano, che non vuole neppure dare consigli da parte di una che la grande piazza arancione del 2011 aveva contribuito a colmarla, dopo una vittoria nelle urne. Urne piene piazze piene, quella volta, una volta tanto.

 

“Se appoggiamo un Sala-bis? – ha risposto Simona Regondi, con il sindaco accomodato a meno di tre metri di distanza – Non lo so, non ho la sfera di cristallo, Ma una cosa la posso dire: che in nessun caso io potrei votare la Lega e chi rappresenta o è sostenuto da questo partito”. Abbastanza per una divergenza. Un po’ poco per ipotizzare convergenze. Ma una cosa è certa: la prima missione delle Sardine pare essere quella di crescere. E, dunque, sopravvivere. Ada Lucia De Cesaris la butta sulla metafora ittica: "Noi renziani siamo come i salmoni, risaliamo la corrente. Chissà se le sardine faranno lo stesso”. Più che un risotto alla milanese, un risotto alla pescatora cucinato a Bologna.

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