(foto LaPresse)

Liberarsi dal clero ipocredente e ipermondano

Camillo Langone

Possibile che la croce dia più problemi in un seminario che nel mondo laico della scuola?

“Possibile che nel mondo laico della scuola nessuno avesse fatto problemi per la mia croce e, invece, in un seminario, dove si preparavano i futuri sacerdoti, una croce era così fastidiosa e problematica?”. La domanda di don Sabino Decorato, autore di “Chiesa in libera uscita” (Fede & Cultura), è retorica. Se esiste un ceto avverso alla croce di Cristo questo è il clero diocesano. Il sacerdote novarese racconta il suo periodo in seminario, primi anni Zero, reso difficile dall’ostilità dei superiori verso chi portava la croce e l’abito ecclesiastico. Novara o Milano o Parma non cambia, la dissacrazione è quantomeno nazionale: oltre ad aver perso una parrocchiana, il parroco di Silvia Romano nelle interviste sta perdendo anche il colletto, e davanti a una chiesa dove passo spesso siede abitualmente un prete indistinguibile da un barbiere di paese in attesa di clienti, qualcosa di una profanità inguardabile, e siccome non posso scavalcarlo né salutarlo né litigarci, allungo e se ho tempo vado dai frati. Se non ho tempo di spingermi fino ai conventi francescani rinuncio alla preghiera in chiesa e ripiego sulla preghiera in casa: liberaci dal clero ipocredente e ipermondano che si frappone fra Cristo e il nostro bisogno di Cristo.

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).