La pochezza dei semicristiani
Chierici e laici, uniti nell’irrilevanza, nella pandemia non si sono mostrati all’altezza del momento epocale
“Cristo non ha colpa del fatto che i suoi precetti vengono calpestati”. Leggo “Dignità del cristianesimo e indegnità dei cristiani” di Nikolaj Berdjaev (Lindau) e lo trovo attuale pur essendo trascorsi più di novant’anni. Perché siamo sempre lì: noi cristiani controtestimoniamo Cristo. La pandemia ha mostrato la nostra pochezza, ha rivelato la poca fede, il poco fuoco, il poco fascino. Chierici e laici, uniti nell’irrilevanza, non si sono mostrati all’altezza del momento epocale. Sono mancati i fatti e sono mancate perfino le parole. Io ne sono uscito spiritualmente ammaccato: per non andarci con la mascherina, segno di sottomissione a Cesare e all’idolo mortifero chiamato Salute, ho perfino abbandonato la messa. Non ne meno vanto e non la considero certo una soluzione, ne parlo solo come sfaccettatura del disastro. Tornando a Berdjaev, il filosofo russo (ortodosso) scrive che “bisogna giudicare dai migliori e non dai peggiori, bisogna giudicare il cristianesimo dagli apostoli e dai martiri, per i suoi eroi e santi, e non per la grande massa dei semicristiani” e ha ragione, solo che nel 1928 si poteva giudicare il cristianesimo da don Orione, padre Pio, Escrivá de Balaguer, Massimiliano Kolbe, mentre oggi i Santi non si sa dove siano e a rappresentare il cristianesimo davanti al mondo siamo rimasti solo noi semicristiani. Cristo, pietà.