La nuova sede della fondazione Luxottica (foto LaPresse)

Eppur si investe

Redazione

Il caos al governo non ha abbattuto (ancora) acquisizioni e investimenti

Mentre perdura la latitanza di politica industriale del governo, in continuità tra quello gialloverde e rossogiallo, gli investimenti privati diretti in Italia registrano nei primi nove mesi del 2019, come già nel 2018, numeri incoraggianti. Il rapporto Kpmg su merger & acquisition tra gennaio e settembre segnala 740 operazioni, in incremento del 18,4 per cento sul 2018, per 32 miliardi di euro, cifra invece in riduzione del 15,4 a causa della minor presenza di grandi protagonisti. La vivacità è stata garantita sia dalle piccole e medie imprese sia da quelle straniere. Kpmg cita tre nomi: Ima che ha finalizzato quattro acquisizioni nel settore imballaggi (vedremo quanto inciderà ora la plastic tax); Zucchetti con 11 e EssilorLuxottica che ha acquisito Barberini, il maggior produttore al mondo di lenti da sole in vetro. Gli stranieri hanno realizzato 225 fusioni e acquisizioni, e particolarmente attivi sono stati gli americani, compreso l’imprenditore di origine italiana Rocco Comisso che ha comprato la Fiorentina. Un altro indicatore viene da private equity e venture capital, gli investimenti di fondi e altri operatori finanziari. Secondo l’analisi presentata da Aifi (Associazione italiana del private equity) e PwC Deals, il 2018 si è chiuso con una raccolta di 9,788 miliardi, in crescita del 98,2 per cento sull’anno prima, con 359 operazioni. Guardando alla qualità degli investimenti, il dossier “Grandi imprese estere in Italia: Un valore strategico” presentato il primo novembre dall’Advisory board investitori esteri, Centro studi Confindustria e Istat, rivela che le imprese straniere in Italia pur rappresentando solo lo 0,3 per cento delle aziende danno lavoro al 7,9 per cento dei dipendenti privati, contribuiscono al 15,1 del valore aggiunto, generano il 18,3 del fatturato, il 14,4 degli investimenti e finanziano ben il 25,5 per cento della spesa privata in ricerca e sviluppo. Questo a smentire la retorica sull’Italia “preda” degli stranieri. Tuttavia la nostra economia pur passata nel 2018 a livello globale dal 18esimo al 15esimo posto degli investimenti diretti esteri mostra livelli molto contenuti di capitali investiti e un trend stagnante. La vicenda Ilva ne è la peggiore conferma.

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