Modello Francia
Parigi è l’economia più veloce (più 0,3 per cento) in un’Europa ferma
L’Istituto nazionale di statistica francese ha diffuso ieri i dati sulla crescita del pil nel terzo trimestre del 2019: più 0,3 per cento. Meglio delle stime che, prudenzialmente, si erano fermate a più 0,2 per cento. La Francia si ritrova così a essere la “locomotiva d’Europa”. L’economia che, in questo 2019, crescerà più e meglio di tutte le altre. Il paragone immediato, più che con l’Italia che continua a rimanere ancorata a un poco rassicurante “crescita zero”, è ovviamente con la “solida” Germania di Angela Merkel. Se infatti Parigi ride, Berlino, dopo anni di crescita del pil superiore all’1 per cento, quest’anno dovrà accontentarsi di un poco rilevante più 0,5 per cento mentre i valori trimestrali, a causa del crollo delle esportazioni, indicano l’avvicinarsi di una recessione tecnica.
Non è una novità visto che ormai da anni le sorti dell’economia dell’Eurozona dipendono da ciò che succede in Francia e Germania. Ma stavolta è la crescita francese a controbilanciare il rallentamento tedesco. Il confronto tra le due maggiori potenze europee è sicuramente simbolico, ma non si esaurisce nella lettura dei dati.
Qualche settimana fa uno studio della banca svizzera Ubs ha provato, al di là delle statistiche, a indagare il complesso del sistema industriale e infrastrutturale, oltreché le dinamiche demografiche in atto, concludendo che per la Francia le prospettive di sviluppo sul lungo termine sono migliori di quelle della Germania, fiaccata da bassi tassi di investimento pubblico e privato.
Parigi, secondo il centro studi dell’Istituto di credito elvetico, beneficerà anche delle articolate riforme del sistema pensionistico. Ogni volta che si citano i gilet gialli, le banlieue dell’integrazione deviata, gli scioperi delle ferrovie che bloccano il paese, bisognerebbe avere il coraggio di mostrare anche l’altra faccia di un paese che, è sempre più chiaro a tutti, costituisce un modello cui guardare con attenzione se si vuole smontare il mito di una redistribuzione senza crescita.
Difficoltà e soluzioni