(Foto LaPresse)

Adesso è la Francia la locomotiva d'Europa

Nel terzo trimestre il prodotto interno lordo è cresciuto oltre le aspettative. Così il paese guidato da Macron ha superato una sempre più “stanca” Germania

L'Istituto nazionale delle statistiche e degli studi economici francese ha calcolato la crescita del pil transalpino nel terzo trimestre del 2019: più 0,3 per cento, lo stesso valore registrato nei due trimestri precedenti. L'economia, insomma, continua a crescere, addirittura superando le aspettative che stimavano un aumento del pil dello 0,2 per cento. Un incremento che avrà sicuramente un effetto anche sulle stime della ricchezza prodotta quest'anno in Francia rispetto al 2018 (una settimana fa l'Osservatorio francese della congiuntura economica parlava di una crescita dell'1,3 per cento).

 

I dati che arrivano da Parigi consegnano al paese guidato da Emmanuel Macron lo scettro di “motore d'Europa”, considerato anche che la crescita francese è destinata a controbilanciare il rallentamento della “locomotiva tedesca” il cui prodotto interno lordo è destinato ad aumentare di un poco rilevante 0,5 per cento su base annua dopo anni sopra l'1 per cento (nei valori trimestrali la Germania sembra dirigersi verso una recessione tecnica a causa del crollo delle esportazioni).

 

Il confronto tra le due maggiori potenze europee è principalmente di natura simbolica, ma non si esaurisce nella lettura dei comunicati legati alla più stretta contingenza. Qualche settimana fa uno studio della banca svizzera Ubs ha provato, al di là delle comparazioni mese su mese, a indagare il complesso del sistema industriale e infrastrutturale, oltreché le dinamiche demografiche in atto, concludendo che per la Francia le prospettive di sviluppo sul lungo termine sono migliori di quelle della Germania, fiaccata da bassi tassi di investimento pubblico e privato. Parigi, scrive sempre il centro studi dell'Istituto di credito elvetico, beneficerà anche dell'articolato sistema di riforme del sistema pensionistico, in grado di liberare risorse e redistribuire le tutele previdenziali tra fasce anagrafiche. Ogni volta che si citano i gilet gialli, le banlieu dell'integrazione deviata, gli scioperi delle ferrovie che intaccano la libertà di movimento dei pendolari, bisognerebbe avere il coraggio di mostrare l'altra faccia di un paese che, è sempre più chiaro a tutti, costituisce un modello cui guardare con attenzione se si vuole smontare il mito di una redistribuzione senza crescita.

Di più su questi argomenti: