(foto LaPresse)

Sarri, Cipputi sbagliato

Maurizio Crippa

Prendere l'icona naturale della anti juventinità è uno dei peggiori autogol che un’azienda possa fare. Peggio di essere Mattarella e ingaggiare Renzi e Salvini per un governo di salute pubblica

Che vinceranno al ritorno neppure un demente potrebbe metterlo in discussione; che domenica nel loro Stadium privato e deserto ci suoneranno come tamburi, incazzato come è CR7, è sicuro. Ma non di calcio si parla qui, si parla di comunicazione. E, si parva licet, delle scelte dei famosi “management” che ormai decidono le sorti del calcio. Alla squadra di Maurizio Sarri non hanno dato due forse-rigori. Ma la cosa straordinaria, come l’apparizione della Cometa di Halley nel marchio della Uefa Champions League, è stato che a Sarri è sfuggita la frase più anti juventina che si potesse concepire: in Italia due rigori ce li avrebbero dati. Che è esattamente quello che tutto il resto del mondo ha pensato in quei due istanti di Lione: in Italia glielo davano (o costruzione sintattica negativa: in Europa non glielo danno). Se il tuo allenatore parla (pensa) come il peggiore dei tuoi tifosi avversari, hai un problemino che va oltre la partita. Un problema di scelte, diciamo, di immagine. Prendere Sarri, questa icona naturale della anti juventinità e anzi anti torinesità tout court – questo operaio operaista che sfoggia la tuta da meccanico meglio di Cipputi, che butterebbe la cicca anche sul prato inglese della Real Casa, che non solo pensa che la squadra della Real Casa non gli piace, ma lo dice pure, è uno dei peggiori autogol che un’azienda possa fare. Peggio di Dolce & Gabbana quando perculano i cinesi, peggio di essere il presidente della Lombardia e mettersi la mascherina scatenando il panico; peggio di essere Mattarella e ingaggiare Renzi e Salvini per un governo di salute pubblica. Un caso di scuola.

Di più su questi argomenti:
  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"