Bachelet, un maestro

Maurizio Crippa

Più che ricordarlo sarebbe da riscoprirlo l'ex vicepresidente del Csm ammazzato quarant'anni fa

Un po’ per colpevole distrazione, un po’ l’idiosincrasia per gli anniversari, mercoledì 12 ho fatto surf sui quarant’anni dell’omicidio, alla Sapienza dove insegnava, di Vittorio Bachelet. Allora era vicepresidente del Csm. In molti lo hanno invece ricordato, e più che ricordarlo sarebbe da riscoprirlo. Tra le cose più importanti, l’intervista al figlio Giovanni – quello che quarant’anni fa al funerale disse quella preghiera incredibile (per chi non sia cristiano) – in cui si dice d’accordo che i brigatisti che uccisero suo padre siano oggi liberi: “Hanno fatto il percorso rieducativo previsto dall’articolo 27 della Costituzione e ritengo che mio padre come Aldo Moro, due persone che hanno dato la vita per la Repubblica e lo Stato di diritto, non possano che rallegrarsi di ciò”. Poi mercoledì sera ho visto, su Tv2000, un eccellente documentario che ne tratteggiava la vita e le idee, con molte testimonianze: “Un sorriso di pace”. Una figura di cristiano autentico, di giurista rigoroso, di politico dominato dall’idea della mediazione come strumento della democrazia. Tanti ex colleghi, docenti o persone che lo hanno conosciuto al Csm o in politica, hanno usato la parola “maestro”, qualcuno addirittura “padre”. Non è usuale, per un politico. Mi permetto una considerazione. Com’è possibile che in quegli anni di piombo, e poi con la canea giustizialista, l’Italia abbia buttato via, ucciso, una tale classe intellettuale, politica, tali maestri? Bachelet si sentiva ed era un professore, è stato maestro. Quel danno è stato fatto non solo alle istituzioni, ma anche alla nostra università. Quanti intellettuali sanno oggi esercitare un tale magistero, che è ben più di insegnare? Quanto servirebbe?

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"