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il foglio sportivo – il ritratto di bonanza

Sarri, sentenza in arrivo

Alessandro Bonan

La Juventus, quella di Lione e di molte altre partite di campionato, è una fotografia senza l’allenatore. E ora tocca all'Inter risolvere il mistero

Negli occhi perduti verso un infinito nulla, Sarri ha provato a motivare la sconfitta di Lione. Come una specie di disco rotto, ha spiegato che il problema era stata la lentezza, la flemma con cui la squadra aveva mosso il pallone durante il primo tempo e buona parte del secondo. Aggiungendo di non riuscire a trasmettere alla squadra questo semplicissimo, anche se tutt’altro che banale, concetto di gioco. Mentre parlava, l’infinito si accorciava sempre un po’ incontrando gli ostacoli duri dei pensieri altrui, provocando una sorta di rimbalzo, una fastidiosa eco. Insomma quelle parole gli tornavano indietro come una specie di autoaccusa. Arrivare a marzo, dopo otto mesi di lavoro, e non vedere nella squadra la traccia più importante di sé, è come farsi un selfie senza comparire nella foto. E infatti la Juventus, quella di Lione e di molte altre partite di campionato, è una fotografia senza l’allenatore, o per meglio dire, con un Sarri posizionato esageratamente al margine.

 

Il mistero del mister emarginato potrebbe risolversi da un momento all’altro, perfino nella notte contro l’Inter, e poi al ritorno con i francesi. La Juve è talmente forte da potersi risollevare all’improvviso, ritrovare un gioco, se non esattamente quello di Sarri, qualcosa che gli si avvicini, e tornare “allegramente” a vincere. Ma su tutti questi ragionamenti pesano altre parole: quelle espresse da Bonucci immediatamente dopo la partita di Lione. Il capitano ha parlato di una squadra solo in parte concentrata prima del fischio d’inizio. Se così fosse, sarebbe almeno un punto di partenza. Come si arriva a una partita così importante con la testa tra le nuvole? Di solito alla Juventus questo non succede. Sarri ha avuto il compito, difficilissimo in questi pochi giorni, di rispondere anche a questa domanda. Immaginiamo un dialogo, un botta e risposta tra l’allenatore e la squadra. Un chiarimento, qualcosa di definitivo, per una ripartenza che scongiuri la conclusione quando sono ancora aperte tutte le avventure. La Juventus è in corsa in ogni competizione ma con il rischio concreto di farsi trafugare, in un paio di settimane, il tesoro del successo. L’Inter giunge adesso come una specie di sentenza di tribunale: condanna oppure assoluzione. Sarri, per troppo tempo vittima di un’ingiuria, ovvero rappresentare il surrogato di Guardiola, si trova oggi nei panni di accusato con addosso un addebito concreto: aver sottratto il gioco per il quale lui stesso era stato comperato. Siamo al processo, ai toni esageratamente enfatici. Ma questo è il calcio e la Juventus non può permettersi di perdere. Imputato Sarri, alzatevi, per la discolpa il tempo stringe.

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