Non bastano quattro colpi di scalpello a estirpare l'antisemitismo

Antonio Gurrado

Un tribunale vuole rimuovere dalla facciata di una chiesa di Wittenberg l'incisione di una scrofa che in passato serviva a insultare gli ebrei. Ma sbaglia: oggi serve a ricordare a tutti di cosa sono stati capaci i tedeschi

Buonasera, sono la scrofa di Wittenberg e dal 1305 mi trovo scolpita in bassorilievo sulla chiesa di Santa Maria. Di me ha scritto Martin Lutero, sempre delicato: “Sulla nostra chiesa si può vedere una scrofa scolpita in pietra. Sotto di lei, dei porcellini e degli ebrei ne succhiano il latte. Dietro di lei, un rabbino ne solleva la zampa con la destra, ne tira la coda con la sinistra, si piega e contempla con zelo il Talmud sotto la groppa dell'animale: un riferimento evidente al luogo dove si trova il loro nome di Dio”. Adesso un tribunale tedesco vuole ordinare la mia rimozione dalla facciata per manifesto antisemitismo. Ha ragione, ma anche torto. La mia secolare persistenza su questa pietra, che ieri serviva a insultare poveri ebrei innocenti, oggi serve a ricordare a tutti di cosa sono stati capaci i tedeschi, i cristiani, gli uomini in generale. Serve a far capire che l'antisemitismo è volgare e arretrato, oltre che inaccettabile. Serve a evitare che, se a qualcuno venisse l'idea di associare gli ebrei ai lattonzoli o il Talmud alle setole, qualcun altro la trovi una bella idea originale; serve a far sì che si senta gravato da secoli di vergogna incancellabile. Magari bastassero quattro colpi di scalpello a estirpare dal cuore umano l'antisemitismo, l'intolleranza, l'imbecillità.

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