Lezioni di lotta all'antisemitismo
Dagli studenti di Pomezia una reazione spontanea e non militante
A Pomezia sono apparse scritte antisemite davanti a due scuole, il che è esecrabile, ma quello che va segnalato è che gli studenti hanno risposto esponendo striscioni di condanna del fascismo e unendosi immediatamente in una catena umana che si è snodata tra i due istituti scolastici. E’ importante rispondere con decisione e immediatezza a queste provocazioni vigliacche, far sentire agli autori l’isolamento e il disprezzo che suscitano. Un altro aspetto peculiare della vicenda di Pomezia è il contenuto di una delle scritte – “Parlate delle foibe” – stilata davanti alla scuola in cui era organizzato un incontro con un sopravvissuto dei campi di sterminio nazisti. Contrapporre le violenze e i massacri subìti dagli italiani al confine orientale al genocidio nazista è una doppia infamia, perché in realtà insulta tutte le vittime dell’odio etnico o razziale. Chi, sempre a Pomezia, nei giorni precedenti aveva deturpato un monumento commemorativo delle vittime delle foibe è altrettanto idiota di quelli che hanno scritto le frasi antisemite. Quello che conta è che a queste esibizioni ultraminoritarie di disprezzo per le vittime delle stragi si sia reagito subito e non solo con comunicati ufficiali delle istituzioni scolastiche e politiche, ma con una manifestazione di ripulsa immediata, semplice e proprio per questo più efficace. Reazioni di questo genere, se generalizzate e realizzate senza centri organizzatori, che inevitabilmente finirebbero con l’assumere un segno politico particolare, hanno un grande valore. I seminatori di odio avrebbero voluto creare una contrapposizione, hanno ricevuto invece una significativa dimostrazione di unità dai ragazzi delle scuole. Anche questo dimostra che nonostante tentativi numerosi ma isolati, gli italiani non si fanno abbindolare dalle fanfaluche razziste e quando sono provocati sanno rispondere, con decisione e unità, pacificamente e civilmente. Di questo c’è bisogno, non di riedizioni burocratiche nello stile “antifascismo militante” che rischiano di dividere anziché unire.