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In Scozia il calcio fa male alla salute

Antonio Gurrado

La Federcalcio scozzese ha deciso di proibire i colpi di testa nelle partite di atleti sotto i dodici anni per il rischio di danni cerebrali nello sviluppo. Allora perché non vietare direttamente tutto? Cresceranno infelici ma perfettamente sani

Trovo ammirevole l’intento della federazione scozzese di proibire i colpi di testa nel calcio praticato da atleti sotto i dodici anni. Vari studi hanno infatti correlato l’elevata percentuale di demenza fra i calciatori (a carriera finita, intendo) con la reiterata pratica del colpo di testa. Sono anzi favorevole a un’interpretazione estensiva di questa precauzione: alla Federcalcio scozzese segnalo infatti che i tackle, i contrasti più o meno duri in scivolata, rischiano di causare alle articolazioni danni la cui gravità non va ignorata. Meglio dunque che i giovani calciatori non facciano né colpi di testa né tackle. Inoltre non vanno sottovalutate le insidie della rimessa laterale: dovendo, da regolamento, portare il pallone con le mani dietro la schiena, è un niente restare vittima di un colpo della strega. Meglio proibire anche le rimesse laterali. Per non dire che tutto quel correre dietro alla palla è potenzialmente foriero di stappi e stiramenti, indubbiamente nocivi per la tenue muscolatura dei ragazzi; e poi, non è che così sudano? Magari va a finire che si buscano un raffreddore che degenera in polmonite e muoiono. Sono certo che la Federcalcio scozzese non vorrà averli sulla coscienza. Meglio proibire il calcio fino ai dodici anni, meglio proibire lo sport ai ragazzini, meglio proibire tutto, dai: cresceranno infelici ma in perfetta salute.    

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