La revoca delle concessioni autostradali potrebbe cambiare le mie vacanze

Camillo Langone

Non posso aspettare che irrobustiscano l'A14. Meglio passare da un mare di serie B (l'Adriatico) a uno di serie A (il Tirreno)

Che anch’io possa modificare unilateralmente la mia logistica, come minaccia di fare il governo con Autostrade: che possa, pertanto, traslocare senza penali dal versante adriatico a quello tirrenico. Il mio mare è sempre stato la Romagna, il mio centro le Marche, il mio vigneto l’Abruzzo, il mio sud la Puglia, e per andare da una casa all’altra ho preso per decenni i treni Milano-Bari (o Milano-Lecce o Milano-Taranto) oppure l’Autostrada adriatica. Ora, comunque vada a finire tra Di Maio e Benetton (e Allianz e Commissione europea), di una cosa sono sicuro: nel resto della mia vita gli spostamenti lungo l’Adriatico saranno più prossimi all’inferno che al moderno. Saranno simili alle mie recenti disavventure Ancona-Pescara (e viceversa): uscire dal casello con mossa disperata e sciropparsi tutti i semafori di Silvi, Roseto, Giulianova, Tortoreto, invocando le rotonde… E se l’A14 non sarà per sempre un inferno di code, sarà per moltissimo un purgatorio di cantieri. Per velocizzare la ferrovia non esiste lo spazio, a meno che non si voglia radere al suolo San Benedetto del Tronto. Mentre per irrobustire l’autostrada (i molti viadotti barcollanti, le moltissime gallerie inquietanti) non ci sono i soldi e se anche ci fossero non posso aspettare che vengano spesi. Potessi revocare la concessione all’Adriatico e passare al Tirreno: da un mare di serie B al mare di serie A, comodamente servito dall’Alta Velocità e dall’Autosole. Partire al mattino da Reggio Emilia e arrivare a Salerno per pranzo: un altro mare, un’altra vita.

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).