Giampaolo Pansa (LaPresse)

Rimpiangere Giampaolo Pansa

Camillo Langone

Come rispondere all’odio inesausto che, contro Dio e contro l’uomo, arriva nel 2020 dal 1945 e pure da prima, in questa Italia faziosa e schifosa

L’eterno riposo dona a Giampaolo Pansa, Signore, che non ebbe requie terrene per avere scritto parole come queste: “Il 6 luglio 1945, una dozzina di partigiani delle Brigate Garibaldi entrarono nel carcere di via Baratto a Schio, dove c’erano 99 detenuti. A mezzanotte meno un quarto li tirarono fuori dalle celle, e spararono su di loro. Un eccidio: 53 morti, di cui 15 donne. Fra di loro una casalinga di 68 anni, Elisa Stella, che aveva affittato il suo alloggio a uno che si rifiutava di pagare l’affitto e che poi la denunciò come fascista. E io cosa rispondo a un ragazzo che grida Viva Schio! come se fosse un vanto?”. Coincidenza da brividi: proprio nelle ore in cui Pansa moriva a Roma io entravo in un locale di Parma neo-capitale della cultura e un ragazzo appena mi ha visto ha bestemmiato, a voce molto alta, facendo rima con Schio. Anche a lui, che cosa si poteva rispondere? Come rispondere all’odio inesausto che, contro Dio e contro l’uomo, arriva nel 2020 dal 1945 e pure da prima, in questa Italia faziosa e schifosa? Non vorrei dover invidiare i morti, vorrei solo rimpiangere uno scrittore coraggioso, appena passato a vita molto migliore.

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).