Rifondare Repubblica. Parla Carlo De Benedetti
L’Ingegnere: “Spostano il giornale a destra. Ne va fatto uno nuovo con le firme storiche di Rep.”
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Roma. Un nuovo giornale, con l’identità di Repubblica, tutte le firme di Repubblica, ma che non si chiamerà più Repubblica. “Ci sto pensando seriamente. E ricevo messaggi incoraggianti”, dice lui, l’Ingegnere, Carlo De Benedetti, mentre si esprime con il tono di sempre, cioè sospeso fra il timore e il godimento anarchico di sfidare l’universo. Ottantacinque anni, l’aggressività di un ragazzo, una passione carnale per il giornalismo e un patrimonio personale enorme, stimato nel 2018 in circa 600 milioni di euro dal Sole 24 Ore (e questo malgrado abbia regalato tutte le sue attività imprenditoriali ai figli). “Penso che John Elkann voglia modificare la natura di Repubblica. La portano più a destra. Credo sia in animo uno snaturamento sostanziale del filone culturale che è stato all’origine del giornale fondato da Eugenio Scalfari. Quella ‘certa idea dell’Italia’ che Repubblica ha interpretato con grande dignità negli ultimi quarantacinque anni. Per questo penso che ci siano buone ragioni culturali, politiche e persino un grande spazio editoriale per un nuovo quotidiano”. Con Scalfari ed Ezio Mauro. E Carlo Verdelli direttore. “Oggi fare un giornale non costa nemmeno troppo”.
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- Salvatore Merlo
Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.