(foto LaPresse)

 Fondare un partito: Conformisti per Conte

Giuliano Ferrara

La realtà dell’emergenza impone cure contro la febbre dell’indignazione fissa

Ho fondato un partito: Conformisti per Conte. L’aria che tira in politica, perché c’è ancora chi ha voglia di gazzarra partitante, con il contorno di inchieste giudiziarie sulla sanità lombarda, nuovi popoli dei fax eccitati da scrittori di denuncia, è quella di sempre. Ne dovremmo uscire migliori, dicono i catartici, e invece ne stiamo già uscendo peggiori, se possibile. L’Italia che riapre minaccia di offrire di nuovo vecchi spettacolini e teatrini, come quello ridicolo sul prestito di trentacinque miliardi per la sanità, per esempio, a interessi inferiori a quelli di mercato e senza condizioni politiche limitanti, una mano che chissà perché il nostro paese dovrebbe sdegnosamente rifiutare intonando l’Inno di Mameli. O la danza canterina intorno a Mario Draghi, che si dev’essere così infuriato, dev’essere entrato in un tale stato di eruzione per le molestie che lo attorniano, da mandare a fuoco la sua casa in Umbria.

 

Viaggiamo verso un deficit ultragiapponese, verso il duecento per cento, e la Bce ce ne compra la parte decisiva per evitare la bancarotta, ci sarà una mutualizzazione solidale e simmetrica via obbligazioni o bond per la ricostruzione, s’intuisce, e garanzie di liquidità per la tutela del lavoro perduto, il piano Sure, e poi il benedetto Mes (benedetto anche da Berlusconi, che in questo caso è affidabile come la Madonna del Carmine) e la cooperazione, e la sospensione del Patto di stabilità e delle norme sugli aiuti di stato, e in tutto questo dovremmo fare gli schifiltosi e parlare con nostalgia dell’isolamento e della liretta.

 

Si comincia a riaprire, ma con gradualità, con i tempi giusti e certe scelte simboliche, intanto si apprestano misure che rendano sicuro il più possibile il rientro, dovremo reimparare a stare al tavolino al café, a cenare al ristorante con la mascherina tutta sbrodolata di salsa, a prendere il bus e la metro distanziati ancora più solitari di prima, a inquadrare bambini e adolescenti in aule scolastiche sanificate e aggiornate ai tempi del virus, infine, salvati i campionati Atp di Torino e le Olimpiadi invernali, si spera, tornerà anche il calcio, che per sua sventura è uno sport fisico, di contatto, come si dice, dunque problematico. Il tutto in un paese incredibilmente disciplinato e civile, che ha applicato con zelo le procedure antiepidemiche, ma certo si è fatto due palle così a stare in appartamento con i posti di blocco alle porte e agli incroci. Dunque sarebbe il momento di ridare la stura alle cialtronate pro consenso, a un’idea primitiva dell’autogoverno e della democrazia politica, al narcisismo delle leadership televisive, alle piazzate grottesche contro le élite e contro Bruxelles, ai giochetti infrapartitici, alle rincorse delle ambizioni sbagliate, e tutto coperto dall’attacco concentrico a un avvocato che non ha mai capito lui per primo come abbia fatto a arrivare alla guida dell’esecutivo, ma ha imparato che cosa significa con modestia e concretezza.

 

Il conformismo è per tradizione e inclinazione la nostra bestia nera. E lo resta. Ma i conformismi sono due. C’è quello del famoso cittadino che protesta, il citizen Joe che non gli va mai bene niente, e il sito Inps è andato in tilt, e il bonus per le partite Iva non arriva mai, e i prestiti ingrassano solo le banche. E poi c’è il conformismo di cittadinanza doc, animato da senso comune, quello che fronteggia le circostanze impreviste con una imprevedibile dose di osservanza alle misure necessarie, che rimanda a domani l’esibizione della purezza dei princìpi nella certezza che il primo principio è di sporcarsi le mani con la realtà di un’emergenza, e che non vuole sentire parlare di crisi di governo, di politicuzza faziosa, di esibizionismi personali, di trame e raggiri tribali, vecchio stile, in una situazione eccezionale, in cui poi i bonus arrivano sul conto corrente, i prestiti sono decisivi assieme a sussidi e garanzie di stato per la rimessa in moto dell’economia reale a trazione imprenditoriale. Ecco, l’appello dei Conformisti per Conte è a questo secondo tipo di conformisti, quelli rimasti immuni e, se il sintomo è la febbre crisaiola, asintomatici.

  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.