Cose di cui liberarsi dopo la crisi
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Ieri Matteo Salvini ha ripetuto la propria ricetta magica per l’economia post coronavirus: “Una pace fiscale ed edilizia da 200 miliardi”. Il “reset”, cioè il più grande condono della storia dovrebbe anche invogliare i mercati a sottoscrivere “Bot di guerra” autarchici. Curioso modo di convincere i creditori, quello di cancellare i debiti. In attesa del giubileo fiscale, si può impiegare il tempo per stilare un elenco di cose da cancellare per far ripartire meglio l’Italia. Dopo i condoni di Salvini, anche l’ostentazione del rosario. Già l’esibizionismo politico della devozione non portò fortuna in piazza Duomo a Milano nel rassemblement della destra europea che da lì a poco ci avrebbe fregato sul bilancio pubblico. Ma ora che il rosario salviniano è tornato alla ribalta nello show con Barbara D’Urso, assieme alle invocazioni mariane e all’eterno riposo televisivo, lo stridore è molto più forte se si pensa alla vera preghiera del papa Francescosolitario sotto la pioggia di piazza San Pietro. Da rimuovere anche l’Inps di Paquale Tridico, come emblema delle sconsiderate politiche del lavoro della stagione gialloverde: da un lato si sono visti i danni economici della scellerata quota 100 (con il personale sanitario prepensionato richiamato in servizio) e dall’altro le inefficienze del reddito di cittadinanza, che proprio in una fase di crollo dei redditi come questa, ideale per il suo potenziamento, è stato abbandonato per lasciare spazio alla vecchia cassa integrazione. Nell’emergenza non poteva mancare il Codacons: il suo leader perpetuo, Carlo Rienzi, che ha cercato pubblicità attaccando la beneficenza organizzata dei Ferragnez e nel frattempo organizzava linee telefoniche ingannevoli a pagamento per sfruttare l’ansia da coronavirus. Nello svuotare i cassetti non bisogna dimenticare altri sedicenti custodi dell’etica: se proprio non si vuol fare a meno dell’Anac (autorità anticorruzione) le si sottraggano gli artigli burocratici, a cominciare dal codice degli appalti. E a proposito di etica, basta con la campagna anti-plastica tax: mascherine e apparecchiature e prodotti monouso che tutti invocano sono in gran parte di materiale sintetico. Come i flaconi di Amuchina. Condoniamo almeno la plastic tax?
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