Il metodo Codacons
Esposti a caso (anche su Silvia Romano) e i media abboccano: pubblicità gratis
Sul rapimento di Silvia Romano si sono fiondati i terroristi islamici di al Shabaab per estorcere soldi allo stato italiano, sulla sua liberazione invece – a fianco ad analisi e interrogativi legittimi in situazioni del genere – si sono fiondati tanti sciacalli nostrani per speculare un po' di visibilità. Naturalmente, in un contesto del genere, non poteva mancare il Codacons, una “associazione di consumatori” specializzata in operazioni del genere. Basta annunciare un esposto e i media (siti e giornali) immediatamente rilanciano senza filtro la notizia. Se poi ad abboccare è proprio un pm – com’è accaduto con esposti di altre associazioni di consumatori in procure di provincia – allora l’associazione ci campa su per anni. Nel caso di Silvia Romano, “fermo restando che la priorità è salvare tutte le Silvia del mondo e che salvare i nostri connazionali è un obbligo per lo stato italiano”, così scrive l’associazione – il Codacons ha presentato un esposto alla Corte dei conti per “verificare l’effettiva utilizzazione dei fondi pubblici per fini indispensabili” al fine di sanzionare un eventuale “danno erariale”.
La cosa, ovviamente non ha alcun senso. Perché, posto che lo stato avrebbe l’obbligo di salvare vite umane – secondo quanto sostiene il Codacons – l’eventuale “danno erariale” sarebbe sul prezzo del riscatto. Come se fosse possibile saperlo, come se esistesse un mercato di riferimento e come se i terroristi avessero rilasciato una fattura. L’obiettivo di questi personaggi è ovviamente ricercare visibilità, come già fatto con l’esplosione dell’epidemia da coronavirus, che ha visto il Codacons protagonista di denunce nei confronti del rapper Fedez che aveva organizzato una raccolta fondi per la costruzione di un reparto anti Covid. Ogni disgrazia è un’occasione per il Codacons. Ma l’incentivo a comportamenti del genere è dato dai media che regalano visibilità. Un esposto è quindi per il Codacons un investimento a costo zero con un enorme ritorno pubblicitario. E pubblicità di questo tipo, gli operatori dell’informazione non dovrebbero darla neppure a pagamento.
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