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Il maschio che si fa la barba con i cocci di bottiglia non si è estinto, ma non vive a Milano

Guia Soncini

La lettera di Guia Soncini ad Annalena Benini 

Cara Annalena, ho un amico romano che s’è trasferito a Milano, e soffre. Qui, dice, sono gay anche gli etero. Le prime centoventi volte in cui me l’ha detto non ho capito: dopo dodici anni di vita milanese, mi sembra tutto normale. Per me i maschi sono questa roba qui, che passa in bagno più tempo di noi e che incontri alla spa freschi di trattamento viso che volevi fare tu ma l’avevano già prenotato loro. Pensavo il cliché di maschio che si fa la barba coi cocci di bottiglia si fosse estinto. Poi ieri la mia amica Cristina, che su Instagram è L’estetista cinica, ha chiesto a quelle che la seguono pareri su un detergente per maschi che sta per mettere in commercio. Nelle risposte c’è il grande romanzo italiano, quello scritto da tizie con mariti che dicono “questo deodorante non funziona bene” e poi si scopre che si sono passati sotto le ascelle il profumatore per armadi, che si lavano col detersivo perché la moglie è in vacanza e non trovano il bagnoschiuma in casa, che si mettono in faccia la crema depilatoria della moglie pensando sia idratante, eccetera. Non è cambiato niente: i nostri padri non si sono estinti, le loro mogli si lamentano su Instagram.

Guia Soncini

    

Cara Guia, è un altro dei motivi per cui vivo a Roma e non a Milano. Per non sentirmi inferiore anche ai maschi in fatto di beauty case semivuoto. Per avere sopracciglia migliori di quelle degli uomini con cui parlo. Per coltivare, ancora per poco, l’illusione di essere quella che mangia e beve di meno. Per trovare sempre il bagno libero.

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