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La seduta spiritica, il tavolino eroico e il mostro che sono diventata

Annalena Benini

Cara Vanessa, non è colpa tua: Halloween serve anche a liberare un po’ di orribile verità

Ho organizzato tutto per la seduta spiritica di mia figlia, ma il tavolino non è a tre gambe e quindi la sua amica Vanessa si è innervosita perché dice che gli spiriti potrebbero andare da un’altra parte, ha visto su youtube che sono molto esigenti e anche permalosi. Vanessa ha deciso di staccare la quarta gamba del tavolino (tanto è già tutto distrutto, ha detto con disprezzo) per mostrare agli spiriti la buona volontà, e mia figlia, truccata da cervello spappolato, era d’accordo, perché Vanessa ha sempre ragione. Dicevano: uccidiamo il tavolino. Vanessa mi ha chiesto, con una certa autorità, dove poteva trovare un martello.

 

Cara Vanessa, prima di tutto se gli spiriti se ne vanno da un’altra parte io sono molto contenta. Se vanno da un’altra parte, io sono molto più che contenta, sono euforica. Se vanno da un’altra parte e voi la smettete di scocciare questi spiriti ma fate cose diverse, tipo guardare un film dell’orrore, mangiare tutta questa roba dell’orrore che però dite che è buona anche se è a forma di dito mozzato, io prometto di ritirare un po’ della mia antipatia per Halloween e anche per te. Ma soprattutto, cara Vanessa che sei la più popolare della classe e pensi di poter fare come ti pare, io non vengo a staccare le gambe ai tuoi tavolini né ai tuoi genitori, quindi tu lascia in pace il mio tavolino e andrà tutto bene. Questo tavolino di legno Ikea mi è sempre stato d’aiuto e ha ricoperto tutti i ruoli che un tavolino da nove euro può interpretare: è stato un tavolo da pranzo, poi è stato il tavolo della televisione, poi è diventato un comodino, poi ha acconsentito, a causa del nostro imborghesimento, a essere solo il tavolino dei pupazzi, e adesso con generosità si è sottoposto anche alla stronzata della seduta spiritica. 

 

 

Cara Vanessa, porta rispetto al mio tavolino: tu hai quattordici anni, sei la più popolare della classe, i jeans ti stanno in quel modo e lo capisco che pensi di poter fare come ti pare, ma io le ho viste, quelle come te, tra molti anni piangere sul tapis roulant con il rimmel che cola, perché non è proprio vero che possiamo fare sempre come ci pare. Le ho viste al volante ferme ai semafori urlare dentro i telefoni con l’auricolare, quindi urlare da sole, ma con l’urlo amplificato dal vivavoce che usciva dall’automobile. Il rischio è la delusione, è la caduta dal centro del mondo. Però adesso scusami Vanessa, tu non c’entri (solo lascia stare il mio tavolino): è solo il dovere di questo terrore finto che mi fa diventare un mostro. E poi odio il sangue finto. Il sangue finto cola e si infila dappertutto e non è vero che basta lo struccante, non viene mai via, infatti il lavandino adesso sembra il posto dove mi sono tagliata le vene per protesta contro Halloween.

 

La vita non è già abbastanza terrorizzante, dobbiamo per forza aggiungerci le bare di plastica con i buchi per i piedi? 

 

 

Un amico di mio figlio si è presentato a casa così, ha detto dolcetto o scherzetto e io per dargli le caramelle ho dovuto scoperchiare la bara, e scoperchiare una bara con un bambino dentro vestito di bianco e truccato di nero con gli occhi neri sbarrati non è bello, ma lui era molto contento e anche mio figlio, vestito da Billie Eilish, era contento e gridava: sei morto. E allora io ho riso, un po’ troppo, che quasi sembrava un attacco di panico, ho finto di trovarlo divertente, l’ho fatto per non diventare la peggior madre guastafeste di Halloween 2019. E ho appeso delle ghirlande di scheletri in soggiorno, con abnegazione e profondo disgusto, perché comunque mia figlia mi guardava male e io so che domani la pagherò e mi sento in colpa verso Vanessa. Vanessa è intoccabile, ma se a Halloween bisogna liberare l’orrore, se è tutto un modo di esorcizzare la paura e il dolore e la morte, allora io posso liberare un po’ di sincera mostruosità, un po’ di verità orripilante. Per il loro bene.

 

Visto che nessuno mai potrà convincermi a travestirmi da qualcosa, posso essere semplicemente un mostro in borghese che difende il suo tavolino e la sua idea del mondo. E comunque spero che arrivi presto Natale per diventare più buona e amare anche Vanessa.

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  • Annalena Benini
  • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.