(foto LaPresse)

Chi comanda a Londra, BoJo o Cummings?

Paola Peduzzi

Qualche riflessione sui “pieni poteri” (e sui pentimenti)

Le conseguenze dello scontro brutale che si è consumato dentro il governo inglese la scorsa settimana non sono ancora del tutto chiare. L’ex cancelliere dello Scacchiere Sajid Javid si è dimesso perché non ha voluto accettare l’ultimatum di Dominic Cummings, superconsigliere del premier Boris Johnson: o licenzi i tuoi consiglieri, ha detto Cummings, o sei fuori. Javid ha detto a Johnson che la pretesa di Cummings era inaccettabile (Cummings non era presente al confronto tra il premier e l’ex cancelliere), e Johnson gli ha detto: allora vai. I giornali inglesi si sono riempiti di analisi sul ruolo di Cummings, per indagare sulla domanda di fondo: Johnson subisce il suo consigliere o lo sa domare? Certi rapporti, nella politica, sono come i matrimoni: che ne sappiamo noi delle nozze degli altri? Ecco: la domanda di fondo non è di facile risposta. Ci sono alcuni indizi, però: Nicholas Watt li ha messi tutti in fila in un articolo meraviglioso uscito sul sito della Bbc.

 

Il primo indizio è che Johnson voleva tantissimo Cummings con un ruolo ufficiale nel suo governo, ma Cummings ha posto molte condizioni: mi concedo soltanto se si fa come dico io (non aveva voluto partecipare alla campagna per la leadership di Johnson: devo stare con mia moglie, aveva detto, gliel’ho promesso). Johnson ha acconsentito e ha dato a Cummings pieni poteri sulla scelta, il posizionamento e il destino degli special adviser – consiglieri speciali – che lavorano per il governo. Tutti quanti, anche quelli scelti dai vari ministri che tendenzialmente prendono persone fidate o che conoscono per creare un team affiatato e coerente.

 

Il secondo indizio è che nell’estate scorsa la consigliera per il rapporto con i media di Javid, Sonia Khan, fu licenziata e scortata fuori dall’11 di Downing Street dopo un incontro con Cummings: lui la accusava di aver avuto conversazioni con il suo ex capo ed ex cancelliere dello Scacchiere Philip Hammond, lei diceva che gli aveva parlato ma non di affari sensibili. Cummings si fece consegnare il telefono dalla Khan e la fece accompagnare all’uscita: naturalmente Cummings non avvisò Javid. Lo scontro era cominciato: la rivalità è da sempre anche nel merito – Cummings vuole spendere e investire sul nuovo “muro blu” conservatore, le città piccole, gli inglesi anti élite; Javid è un falco dell’austerità, sulle spese è attentissimo – ma è esplosa sui consiglieri, cioè sui pieni poteri concessi da Johnson a Cummings.

 

Il terzo indizio riguarda la storia di Cummings, che fin dal suo “manifesto” di inizio anni Duemila predica la necessità di occuparsi dei dimenticati e di togliere il potere alle élite. Oltre ai dati, Cummings ha due fissazioni: la formazione delle persone e le citazioni. Sulla prima ha scritto infiniti post sul suo blog che si possono sintetizzare con il riferimento alla “educazione di Ulisse”: per diventare eroi, si deve avere una formazione eclettica, omnicomprensiva, pragmatica. È quella che pensa di aver avuto lui, che nonostante sia vicino al popolo, come si dice, viene da una famiglia borghese e ha studiato in scuole in cui i suoi gli anno pagato le rette (suo suocero è un Lord: c’è chi dice che Cummings fa l’aristocratico nel weekend e il povero durante la settimana). Per quanto riguarda la seconda passione, quella per le citazioni, l’elenco è lungo, ma Cummings ha una predilezione per le frasi di Lenin, e quando lo paragonano a lui non si offende.

 

L’attenzione alla formazione ci porta all’ultimo indizio. A gennaio Cummings ha scritto sul suo blog di voler assumere nel governo persone “disadattate e folli”, che secondo lui hanno il potenziale maggiore: ha ricevuto 35 mila curricula. In questi giorni, molti chiedono le dimissioni di un consigliere assunto proprio da Cummings, un ventenne di nome Andres Sabiski, che da anni scrive sul blog di Cummings: tra le tante cose sostenute da Sabiski (disadattate non si sa, folli di certo) c’è anche il fatto che i neri hanno un quoziente intellettivo più basso e hanno maggiori possibilità dei bianchi di avere “disabilità intellettuali”. Tra tutti, Cummings ha scelto questo consigliere. Con i pieni poteri va spesso così, nella politica e nei matrimoni: ci si pente.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi