(foto LaPresse)

Guai a chi tocca la zietta

Gregorio Sorgi

Il governo di BoJo vuole abolire il canone e trasformare la Bbc in una piattaforma tipo Netflix. La ribellione è trasversale, ha a che fare con il localismo e con una dipendenza tutta inglese

La battaglia contro la Bbc potrebbe rivelarsi un’impresa troppo dispendiosa per Boris Johnson. I deputati conservatori sono stati i primi a condannare l’ipotesi del governo di abolire il canone e trasformare la tv di stato in un servizio a pagamento. L’ex ministro Damian Green lo ha definito “un atto di vandalismo culturale”, e molti suoi colleghi hanno sottolineato che l’indipendenza e l’autorevolezza della Bbc vengono invidiate in tutto il mondo. Il deputato conservatore Damian Collins ha detto di “non essere sorpreso che nessuno abbia legato il proprio nome a questa idea malsana”, riferendosi alle fonti anonime di Downing Street che hanno rivelato l’ipotesi al Sunday Times. Il sospetto è che questa strategia sia stata dettata da Dominic Cummings, il potente braccio destro del premier responsabile delle proposte più stravaganti del governo. Tuttavia, la sfida di Boris Johnson verso una delle più sacre istituzioni britanniche potrebbe rivelarsi un atto di autolesionismo. 


La petizione online per salvare la Bbc ha avuto un enorme successo. I dettagli del progetto (ancora tutto da stabilire) dell’esecutivo


 

Il fronte di opposizione al governo ha unito conservatori e laburisti, e la petizione online a sostegno della Bbc ha raccolto oltre cento mila adesioni in poche ore. Il primo passo nel processo di riforma del servizio pubblico sarebbe la depenalizzazione del reato di evasione del canone. L’attuale legislazione viene considerata troppo severa, nonostante solo cinque persone siano state punite con il carcere. In ognuno di questi casi, l’imputato si è rifiutato di pagare più volte pur avendo le possibilità economiche per sostenere la spesa. L’esecutivo intende anche rinnovare l’esenzione dalla tassa per gli over 75 che sottrae 750 milioni all’anno dal budget della tv di stato. Infine, il governo ha proposto di abolire il canone a partire dal 2027, un territorio in cui nessun partito politico si era mai avventurato. Questa sarebbe la misura estrema – la cosiddetta “opzione nucleare” – che distruggerebbe il modello economico della Bbc trasformando l’emittente in una tv a pagamento.

 

Boris Johnson ultimamente ha avuto un rapporto conflittuale con i media e in particolare con il servizio pubblico. Qualche settimana fa il governo ha escluso alcune testate dal briefing giornaliero a Downing Street, provocando indignazione tra i cronisti presenti. Da qualche mese i ministri del governo non partecipano più al programma radiofonico Today – uno dei fiori all’occhiello della Bbc – perché è accusato di essere anti governativo. In campagna elettorale Johnson era stato deriso dagli avversari per avere disertato alcuni dibattiti televisivi. Il premier si era rifiutato di essere intervistato da Andrew Neil, vecchia gloria del giornalismo britannico famoso per il suo stile inquisitorio. Neil aveva denunciato la vigliaccheria del premier in un lungo monologo che era diventato virale, e che aveva trascinato la Bbc nella campagna elettorale. 


Tutte le ragioni dei ribelli, da quelle ideologiche a quelle (molto) pratiche. Ma anche i competitor hanno qualche perplessità


 

Johnson proviene da una tradizione di centrodestra liberale che da sempre non vede di buon occhio la tv di stato. “La guerra alla Bbc è stato un cavallo di battaglia degli intellettuali conservatori e Johnson ha raccolto questa sfida anche per motivi ideologici – dice al Foglio Charlie Beckett, docente di comunicazione ed ex giornalista della Bbc – Il governo vuole ridurre il peso dello stato e liberalizzare i servizi pubblici. La Bbc viene considerata un’enorme macchina burocratica che pone un intralcio al libero mercato”. Ma ci sono anche delle ragioni pratiche per andare allo scontro. I brexiteers si lamentano di essere stati penalizzati dalla Bbc – “è il nemico numero uno”, disse Farage – e ora promettono vendetta. Gli euroscettici conservatori non sono gli unici nemici del servizio pubblico. L’ala corbyniana del Labour vede nella Bbc uno strumento di propaganda con cui l’élite finanziaria diffonde il proprio messaggio. Clive Lewis, ministro ombra del Tesoro, ha addirittura sostenuto che i dati della Borsa presentati alla fine di ogni telegiornale siano la conferma di un pregiudizio anti socialista. Ognuno vede nella Bbc il riflesso del proprio nemico. Il servizio pubblico ha ricevuto ogni tipo di accusa negli ultimi anni: di essere troppo bianco, maschilista, poco aperto alle minoranze.

 

L’emittente respinge queste accuse sforzandosi di rappresentare ogni punto di vista, utilizzando anche metodi cervellotici. Un produttore anonimo della Bbc ha raccontato sul magazine Fence il complicato processo di selezione degli ospiti nelle trasmissioni. Vengono disegnate delle griglie su una lavagna bianca, e ognuna corrisponde a una categoria: “donna”, “brexiteer”, “originario del nord”. Gli opinionisti in studio devono rappresentare ognuna di queste caratteristiche, complicando il lavoro dei produttori. Se un ospite annulla la partecipazione, saltano i tasselli del puzzle e bisogna partire da zero. Questo sistema di quote spesso privilegia gli ospiti più estremisti e meno competenti – una critica diffusa tra i polemisti di destra, che vedono l’emittente come uno strumento di diffusione del politicamente corretto. 


“Il governo vuole liberalizzare i servizi pubblici. La Bbc viene considerata un’enorme macchina burocratica”, ci dice un esperto


 

Malgrado le critiche, la Bbc resta una delle istituzioni più apprezzate dai britannici dopo la monarchia e l’Nhs, il sistema sanitario nazionale. La tv di stato viene chiamata la “zia”, per via della presenza discreta ma onnipresente nella vita quotidiana del paese. Gli inglesi in media interagiscono con i contenuti della Bbc per 18 ore a settimana e il notiziario delle sei di pomeriggio viene visto da 12 milioni di telespettatori. Tuttavia, il governo crede che la tv di stato debba essere riformata perché non è in grado di reggere la competizione delle nuove piattaforme. Le fonti vicine al premier hanno spiegato al Sunday Times che la Bbc diventerà un servizio a pagamento sul modello di Netflix. “Ma il paragone è semplicemente assurdo”, afferma Beckett: “La tv di stato si occupa di ogni argomento. Netflix invece è una piattaforma di intrattenimento con un modello economico insostenibile nel lungo termine. Ognuno ama un aspetto diverso della Bbc: alcuni guardano lo sport e altri seguono la cultura. Se l’emittente inizia a tagliare i contenuti tutti resteranno delusi per un motivo o per l’altro”. Il canone della Bbc attualmente è di 154 sterline l’anno, tre a settimana. Se l’emittente vendesse diversi pacchetti di abbonamenti il consumatore pagherebbe un prezzo più alto per un servizio inferiore. Il piano dell’esecutivo prevede anche la chiusura di molte stazioni radiofoniche locali, un’altra misura che rischia di essere impopolare tra i cittadini. “Ogni volta che il governo propone questi tagli si mobilita una grande opposizione”, spiega Beckett: “L’inglese medio è interessato a conoscere le notizie del suo territorio. Anche i deputati locali tendono a essere contrari alla chiusura perché hanno una presenza diffusa su questi canali”.

 

La Bbc è stata storicamente accusata di concorrenza sleale dai giornali e dalle altre emittenti televisive che producono gli stessi contenuti. A differenza loro, la tv di stato riceve ogni anno circa 3,7 miliardi dal canone ma non può guadagnare dalla pubblicità. Mark Damazer, ex direttore di Bbc Radio 4 e Radio 7, sostiene che la promessa del governo di abolire il canone possa favorire gli interessi commerciali vicini al Partito conservatore: “Gli editori del Daily Mail, del Times e del Telegraph potrebbero avere benefici se la presenza digitale della Bbc si deteriorasse a causa della tassa”. Il retroscena sulla Bbc è uscito proprio sul Sunday Times, il quotidiano di proprietà di Rupert Murdoch favorevole alla riforma dell’emittente. Tuttavia, la privatizzazione della Bbc potrebbe paradossalmente danneggiare i suoi concorrenti. Alcuni dirigenti di News Uk, la compagnia di Murdoch, temono che l’abolizione del canone possa dare nuova linfa alla tv di stato. La Bbc avrebbe un incentivo per produrre nuovi tipi di contenuti e competere con le pay tv per lo stesso segmento di mercato. Ad esempio, la tv di stato potrebbe iniziare a produrre i podcast, che sono attualmente appannaggio dei siti e delle altre emittenti. Molte famiglie potrebbero sostituire la Bbc al loro vecchio abbonamento, creando un danno per le tv a pagamento. 


Inizia anche la battaglia per la successione a Hall, direttore generale che si è dimesso. Le possibili ingerenze e le diverse categorie 


Il direttore generale, Tony Hall, si è dimesso alcuni mesi fa e il suo successore dovrà gestire un conflitto senza precedenti con il governo. L’addio del dirigente è frutto di ragioni sia politiche sia personali. Dopo avere ricoperto l’incarico per sette anni, Hall ha ritenuto che fosse il momento giusto per fare un passo indietro. La Bbc festeggerà il proprio centenario nel 2022 e avrà bisogno di un direttore generale collaudato per coordinare la campagna mediatica. Hall ha colto l’occasione per dimettersi, altrimenti avrebbe dovuto aspettare altri due anni. Tuttavia, alcuni osservatori fanno notare che l’addio del dirigente rientra in una strategia per limitare il controllo del governo sulla Bbc. Il direttore generale viene scelto dal consiglio di amministrazione composto da sedici membri, alcuni dei quali sono nominati dall’esecutivo. L’attuale presidente della compagnia, David Clementi, non è stimato dal governo che potrebbe sostituirlo da un momento all’altro. Tuttavia, il passo indietro di Hall consente a Clementi di influenzare la nomina del nuovo direttore generale ed evitare un’ingerenza del governo. “Il comitato è tenuto a scegliere un profilo indipendente e disposto a difendere gli interessi della Bbc. Non è una nomina politica”, spiega Damazer: “I consiglieri non scelgono il direttore generale sulla base dei suoi rapporti con il governo di turno. Se il successore di Hall fosse un personaggio discutibile che non rispetta la storia della Bbc, si scatenerebbe un putiferio”.

 

La guerra del governo contro la Bbc potrebbe concludersi in una resa. Johnson e Cummings amano le proposte a effetto, che però spesso non si traducono in nulla di concreto. Il braccio destro del premier è ossessionato dall’innovazione tecnologica e vede nel servizio pubblico l’apoteosi dell’inefficienza burocratica contro cui si batte da una vita. Mesi fa Cummings aveva promesso una rivoluzione nella struttura amministrativa del governo, ancora in discussione. La settimana scorsa è stato presentato un progetto per costruire un ponte tra la Scozia e l’Irlanda del nord, che viene ritenuto infattibile da tutti gli esperti. “Anche il conflitto con il servizio pubblico si concluderà con un nulla di fatto”, conclude Beckett: “La Bbc è un’istituzione troppo potente per qualunque governo. Chiunque prova a riformare il servizio pubblico si trova di fronte a una resistenza enorme”. Questo progetto rischia di essere un suicidio politico per il premier. Johnson finora ha avuto il merito di rivolgersi all’inglese medio, che però apprezza la Bbc e non ha intenzione di pagare un prezzo più alto per il suo abbonamento mensile. Il premier avrà molto di cui occuparsi nei prossimi mesi, dai negoziati sulla Brexit ai grandi progetti infrastrutturali. La battaglia populista contro la Bbc potrebbe rivelarsi troppo impopolare per essere portata avanti.