Rishi Sunak (foto LaPresse)

Rishi Sunak è il nuovo cancelliere inglese

Paola Peduzzi

Javid licenziato a sorpresa dice di non aver avuto scelta. L’astro nascente dei Tory ha come sponsor l’onnipotente Cummings. Le conseguenze sulla politica economica di BoJo

Milano. Il rimpasto del governo inglese è uno spettacolo horror e umanissimo che non lascia mai delusi. Nel “reshuffle day” di Boris Johnson tutto procedeva secondo le previsioni, con qualche sussulto e qualche dispiacere più ostentato rispetto alle attese, quando è arrivata la sorpresa: si è dimesso il cancelliere dello Scacchiere, Sajid Javid, che faceva parte degli intoccabili, cioè del circolo ristretto cui Johnson non voleva rinunciare. E’ stato sostituito da Rishi Sunak, sottosegretario al Tesoro.

 

C’erano due problemi nel profilo di Javid altrimenti molto simile a Johnson nella visione liberale (è un fan della Thatcher) e molto rappresentativo del sogno britannico (di origini pachistane, il padre guidava gli autobus, la madre faceva la donna delle pulizie, Javid avrebbe dovuto fare l’elettricista). Il primo problema è che Javid era stato un avversario di Johnson nella corsa alla leadership del partito, e certe sfide non si dimenticano. L’altro problema si chiama Dominic Cummings. Da qualche settimana alcuni giornalisti avevano raccontato i dissapori tra lo stratega-consigliere di Johnson e il cancelliere dello Scacchiere: Javid, che lavorava alla presentazione del budget prevista per l’11 marzo, “dice sempre di no”; Javid è soprannominato “chino”, cancelliere in name only; Javid è a favore del progetto per l’alta velocità che Cummings mette nella colonna “zona di disastro” dei sui celebri schemini; Javid ha sostenuto Andrew Bailey come governatore della Banca d’Inghilterra contro il parere di Cummings. S’è detto che Cummings avesse dato un ultimatum a Javid: o accetti la ristrutturazione del sistema di funzionari cara a Cummings e licenzi due tuoi consiglieri, o sei fuori. Javid ha detto: qualsiasi persona con un minimo di rispetto per sé non avrebbe accettato quelle condizioni, così ho deciso di andarmene. Contestualmente cresceva la presenza di Sunak nei retroscena: pareva che Johnson stesso desse più ascolto a Sunak che a Javid – Sunak, che ha preso il posto di Johnson in un dibattito preelettorale, è stato ribattezzato dai pettegoli “il cagnolino” di Cummings.

 

Anche se lo scontro in corso era noto, tutti dicevano di essere “scioccati”, anche i collaboratori del premier: alcuni hanno ripetuto ai giornalisti che la porta per Javid è aperta, ma la lite con Cummings è stata definita “irrisolvibile”. Dove vai se il principale consigliere del capo, l’architetto di una strategia vincente sulla Brexit e sulle elezioni, l’uomo più chiacchierato e temuto di questa stagione ti vuole distruggere? Da nessuna parte.

 

Ed è qui che si è presentata l’occasione per Sunak, parlamentare dal 2015, citato in un libro di Tim Shipman (l’aedo degli ultimi anni della politica inglese) per il suo candore: David Cameron, allora premier, chiese ai parlamentari se lo avrebbero sostenuto nella campagna per il remain. Sunak gli disse di no, “e lo sai che sei nei guai”, e allora questo candore poteva essere un errore colossale. Sunak fece campagna per il leave (che prevalse nella sua circoscrizione), fu messo dalla May nel dipartimento per le Abitazioni (ministero travagliatissimo: ha cambiato titolare ancora una volta ieri) e poi al Tesoro dal luglio dello scorso anno.

 

Di origini indiane, Sunak è figlio di un medico e di una farmacista, ha studiato in scuole esclusive (il Winchester College e Oxford), prima di entrare in politica lavorava a Goldman Sachs ed è sposato con Akshata Murthy, conosciuta a Stanford, figlia del miliardario indiano Narayana Murthy, cofondatore del colosso Infosys. Il profilo di Sunak è quanto di più lontano da quelli amati da Cummings, che va in cerca di talenti disadattati da rilanciare, ma probabilmente saranno la fedeltà e la coerenza con le attese del premier il punto forte di Sunak.

 

 

 

Laddove Javid diceva sempre no, forse Sunak dirà sì. I desiderata di Cummings, in vista del budget, sono: un aumento delle spese in ricerca e in infrastrutture (non soltanto l’alta velocità ma anche quelle per aiutare le Midlands e il nord come promesso); un piano fiscale per alzare le tasse ai “ricchi oziosi”, secondo la sua stessa definizione; meno deduzioni fiscali per i pensionati (manovra che ha incontrato resistenze enormi presso l’elettorato conservatore tendenzialmente anziano); un abbassamento delle soglie per accedere ai sussidi per aiutare i redditi bassi. L’autonomia di Sunak si potrà verificare entro breve: mentre tutti dicono che Johnson non voleva un rivale come cancelliere ma un rapporto tipo quello di Cameron e George Osborne, altri ricordano che sì, lo zampino di Cummings è ovunque, ma Sunak ha lavorato con Javid, è un falco sui temi fiscali quanto lui.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi