Tutto quello che avreste voluto sapere sulla Brexit (e non avete mai osato chiedere)
Il negoziato tra Londra e l'Unione europea e gli effetti dell'uscita del Regno Unito sulla vita dei cittadini. Dal roaming, ai viaggi passando per l'Erasmus: ecco cosa succederà
L'Unione europea ha raccolto in un documento di nove pagine tutte le domande e le risposte sul negoziato con il Regno Unito sul tema della Brexit che si aprirà a marzo. Abbiamo provato a sintetizzare i punti più rilevanti dal punto di vista politico e di impatto sulla vita dei cittadini. Sul Foglio, David Carretta ha già spiegato quali sono i punti critici delle trattative e il perché, anche se il divorzio si è consumato, lo “scontro” tra Londra e Bruxelles è tutt'altro che finito.
1. CHE COSA HA DECISO L'UNIONE
Il 3 febbraio la Commissione europea ha adottato una raccomandazione al Consiglio europeo autorizzando il negoziato per definire la nuova forma di collaborazione tra l'Ue, il Regno Unito e l'Irlanda del nord. Il negoziato, in linea con gli orientamenti del Consiglio europeo del 23 marzo 2018 e le conclusioni del Consiglio europeo del 13 dicembre 2019, riguarderà tutti i settori tra cui: la cooperazione commerciale ed economica, l'applicazione della legge e la cooperazione giudiziaria in materia penale, la politica estera, di sicurezza e di difesa, la partecipazione ai programmi dell'Unione e altri settori tematici di cooperazione.
L'agenda
Il Consiglio deve ora recepire le raccomandazioni della Commissione e autorizzare l'avvio dei negoziati. Il 25 febbraio è prevista una riunione del Consiglio Affari generali. Una volta ottenuta l'autorizzazione la Commissione potrà avviare le trattative. Il primo incontro formale tra i negoziatori dell'Ue e del Regno Unito dovrebbe svolgersi all'inizio di marzo.
2. QUESTIONI GENERALI
Nel proprio documento la Commissione non esclude il rischio che il negoziato sul futuro partenariato fallisca. “Come in ogni negoziazione – sottolinea –, esiste il rischio di non raggiungere un accordo”. Due cose sono però certe:
1. Le imprese, a prescindere dall'esito delle trattative, devono attrezzarsi da subito consapevoli che, alla fine del periodo di transizione, il Regno Unito non sarà più nel mercato unico o nell'unione doganale.
2. Il periodo di transizione può essere prolungato per massimo due anni, ma questa decisione deve essere presa congiuntamente dall'Ue e dal Regno Unito entro il 1° luglio 2020. Se ciò non accadrà “non vi è possibilità giuridica per estendere la transizione oltre il 2020”.
Il nuovo partenariato verrà negoziato come un pacchetto unico composto da tre elementi:
- disposizioni generali (comprese disposizioni su valori, principi essenziali e governance);
- accordi economici;
- disposizioni in materia di sicurezza (comprese quelle riguardanti l'applicazione della legge e la cooperazione giudiziaria in materia penale, nonché in materia di politica estera, sicurezza e difesa).
Il 20 giugno 2020 è già in programma una conferenza di alto livello che servirà a fare il punto sia sui negoziati sia sullo stato di attuazione dell'accordo di recesso, in particolare per quanto riguarda i diritti dei cittadini e il protocollo sull'Irlanda e l'Irlanda del nord.
3. GOVERNANCE
L'accordo conterrà dettagli su come risolvere le controversie tra le parti. Un ruolo importante, in tal senso, dovrà averlo la Corte di giustizia europea che, come ricorda il documento dell'Ue “è arbitro per quanto riguarda l'interpretazione e l'applicazione delle norme del diritto dell'Unione”. In sintesi nell'accordo va previsto che “nessun altra Corte, tribunale o tribunale arbitrale istituito dalle parti possa violare il ruolo della Corte di giustizia”. Al momento non è possibile spiegare se e come il Regno Unito potrebbe essere sanzionato in caso di violazione dell'intesa. “Stiamo cercando - spiega la Commissione - le migliori garanzie possibili per consentire, in caso di violazioni, una rapida reazione e protezione degli interessi dell'Ue”.
4. PARTNERHIP ECONOMICA
L'Ue prevede che Bruxelles e Londra si parlino, ma fino a un certo punto. Certo, si spera che si venga a creare una free trade zone con alcuni privilegi concessi ai britannici. Ma è chiaro che, con il ritorno delle frontiere, il futuro non potrà che portare a un “commercio con alcune frizioni”, come lo definisce l'Ue. I controlli alle frontiere saranno ristabiliti sulla base del Codice europeo delle dogane, dove applicabile. L'accordo di libero scambio con Londra è un compromesso: i controlli delle merci alle frontiere saranno ristabiliti e quelle importate dovranno essere conformi alle norme europee, ma allo stesso tempo ci saranno facilitazioni, ovvero niente tariffe e niente quote per tutti i beni, inclusi quelli agricoli e ittici (anche se in quest'ultimo settore si attende che Ue e Londra sottoscrivano un accordo ad hoc), mentre per i prodotti alimentari non si faranno sconti e i controlli alle frontiere resteranno ferrei (l'Ue ha sempre avuto standard molto elevati nel settore food and beverage). Ma l'Ue avverte: senza accordo sulla free trade area entro il 1° gennaio 2021, si torna alle regole del Wto e il Regno Unito non potrà aspettarsi privilegi. Per arrivare a un'intesa, uno dei nodi principali sarà quello della concorrenza, che dovrà essere tutelata.
Servizi audiovisivi
L'Ue esclude sempre determinati settori (per esempio quello degli audiovisivi) dai suoi accordi di libero scambio. Non bisogna poi dimenticare, come sottolinea la Commissione, che eventuali benefici contenuti nell'accordo con il Regno Unito verrebbero necessariamente estesi ad altri partner come Canada, Giappone e Corea.
Che succede con il roaming?
Con l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea non verrà più applicato il roaming-like-at-home. A chi viaggerà in Gran Bretagna potrebbero essere applicate modifiche al roaming. Toccherà agli operatori telefonici comunicare eventuali variazioni delle tariffe.
Le indicazioni geografiche
Tutte le indicazioni geografiche registrate alla data del 31 dicembre 2020 saranno protette nel Regno Unito a seguito dell'accordo di recesso. Il futuro accordo dovrebbe fornire un quadro per garantire la protezione delle nuove indicazioni geografiche registrate.
I cittadini dell'Ue e del Regno Unito potranno ancora muoversi liberamente?
La mobilità da e verso il Regno Unito sarà regolata diversamente e i dettagli saranno oggetto del negoziato. Di sicuro, dopo la fine del periodo di transizione, l'Ue non richiederà ai cittadini del Regno Unito visti per soggiorni brevi (meno di 90 giorni nell'arco di sei mesi) indipendentemente dallo scopo del viaggio (tranne nel caso di lavoro retribuito). Turisti per brevi periodi, studenti, giornalisti, tirocinanti ecc. potranno entrare nei paesi dell'Ue dal Regno Unito senza visto. Il Regno Unito garantisca la piena reciprocità dei visti ai cittadini dell'Unione.
I cittadini britannici saranno comunque trattati come viaggiatori provenienti da paesi terzi e saranno soggetti alle condizioni d'ingresso e alle procedure previste. In sintesi: non potranno più utilizzare le corsie dedicate ai valichi di frontiera; i loro passaporti saranno soggetti a timbratura all'entrata e all'uscita dall'area Schengen; saranno soggetti a controlli, inclusi controlli su banche dati all'entrata e all'uscita; saranno soggetti al sistema di ingressi/uscite dell'Ue (Ees) e al sistema europeo di informazione e autorizzazione ai viaggi (Etias).
Per soggiorni di lunga durata verranno utilizzate le regole che l'Ue applica ai cittadini di tutti i paesi terzi. Il Regno Unito, dal canto suo, applicherà il proprio regime nazionale di migrazione.
In ogni caso, sottolinea la Commissione, posto che “uno degli obiettivi dichiarati della Brexit era di bloccare la libera circolazione dei cittadini”, la mobilità dei cittadini dopo il 1° gennaio 2021 “sarà molto diversa rispetto a oggi”.
Discorso analogo per quanto riguarda le merci. “L'Ue – si legge nel documento – cercherà di garantire un flusso continuo di merci e persone tra l'Ue e il Regno Unito, ma quest'ultimo, in quanto paese terzo, non avrà gli stessi diritti di uno stato membro.
Parte integrante del negoziato sarà la lotta ai cambiamenti climatici che è stata aggiunta alle cinque clausole politiche vincolanti già identificate: il rispetto e la salvaguardia dei diritti umani, della democrazia e dello stato di diritto; il sostegno alla non proliferazione delle armi di distruzione di massa; la lotta al terrorismo; la persecuzione nei confronti degli accusati di gravi crimini; le armi leggere e di piccolo calibro.
Il settore della pesca
L'accesso dei pescatori alle reciproche acque territoriali sarà negoziato nell'ambito delle disposizioni in materia di pesca. Nella sua parte economica l'accordo di collaborazione dovrebbe includere disposizioni sulla pesca che stabiliscono un quadro per la gestione degli stock ittici condivisi, nonché le condizioni per l'accesso alle acque e alle risorse.
Il tempo non è molto, circa quattro mesi. L'impegno infatti è di raggiungere un accordo su questo settore entro il 1° luglio 2020 così che possa essere pienamente attuato a partire dal 1° gennaio 2021.
Erasmus
Le attività dell'attuale programma Erasmus (2014-2020) sono coperte dall'accordo di recesso e continueranno senza interruzione fino alla loro chiusura. Per il futuro programma Erasmus, nell'ambito del prossimo quadro finanziario pluriennale (2021-2027) tutto dipenderà dalla possibile partecipazione del Regno Unito ai programmi dell'Unione.
Estradizione
Il Regno Unito non potrà più utilizzare il mandato d'arresto europeo (che è uno strumento interno dell'Ue). Il negoziato si occuperà quindi di definire nuovi accordi per garantire che i criminali vengano rapidamente estradati e affidati alla giustizia dello stato di appartenenza. Tutto questo avverrà nel rispetto della salvaguardia dei diritti fondamentali e del ruolo delle corti di giustizia. Allo stesso tempo l'Ue lascerà a ogni stato membro e al Regno Unito la libertà di decidere fino a che punto dovranno collaborare su questo tema.
Lotta al terrorismo e alla criminalità
Il negoziato manterrà accordi per scambi “tempestivi, efficaci, efficiente e reciproci” di tutti i dati necessari per la lotta al terrorismo e il contrasto dalla criminalità. Dal Passenger Name Records (PNR) a dna, impronte digitali e dati di immatricolazione dei veicoli (i cosiddetti “dati Prüm”). Ovviamente non ci sarà accesso diretto a questi dati personali sensibili, ma solo attraverso un sistema decentralizzato basato su un modello “hit/no hit”. L'Ue ha attualmente concluso accordi di Prüm con i paesi associati Schengen (Islanda, Norvegia, Svizzera e Liechtenstein), ma il modello è aperto a paesi terzi al di fuori di Schengen.
Presupposto essenziale per un accordo simile è che il Regno Unito applichi standard di protezione dei dati sostanzialmente equivalenti a quelli stabiliti dalle norme Ue e fornisca un accesso reciproco agli stati membri dell'Unione.
Il Regno Unito non avrà accesso al sistema d'informazione Schengen (Sis). E, sottolinea la Commissione, anche per questo “dobbiamo creare nuovi modelli efficaci di condivisione dei dati su persone e oggetti ricercati”.
Le autorità britanniche, come quelle di altri paesi terzi, coopereranno con l'Europol nel settore della lotta al crimine e il Regno Unito, caso per caso, sarà invitato a partecipare alle missioni e alle operazioni dell'Unione.
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