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Il buon senso di Rishi Sunak e la piccola rivoluzione per essere pronti ci quando “ci rincontreremo”

Paola Peduzzi

C’è un cancelliere ideologicamente devoto all’austerità che in pochi giorni ha utilizzato tutti gli strumenti a sua disposizione per dare sostegno a un paese sconvolto dal virus, senza badare a spese

S’è letto di tutto nelle ultime ore sulle condizioni di salute del premier britannico Boris Johnson, ricoverato in ospedale per una “persistenza” dei sintomi del coronavirus, mentre la preoccupazione, come spesso accade, diventava stizza rabbiosa: e voi che avete ironizzato su BoJo come vi sentite adesso che rischia la vita? Nel mezzo della battaglia dei sensi di colpa, cui nessuno, nemmeno BoJo, è immune, si sentivano anche altri sospiri preoccupati. Come ha scritto l’Economist riguardo al rinnovamento necessario della classe dirigente britannica che si è modellata sulla Brexit e nient’altro: quanto può essere inadeguato il sostituto di BoJo, Dominic Raab? E’ lui che deve guidare il paese ora che il premier non riesce a fare le videconferenze su Zoom, ma il politico più popolare e più credibile del governo inglese è un altro, ed è l’ultimo arrivato. Rishi Sunak, per gli amici Rish, quarant’anni da compiere a maggio, è cancelliere dello Scacchiere da cinquantaquattro giorni e ha già dovuto fare una cosa mai successa prima: ha annunciato che il governo pagherà gli stipendi dei dipendenti pubblici. Quando ci volteremo indietro, ha detto Sunak, ricorderemo questo come il momento della solidarietà e del “decoro”, e questo approccio umano, mentre attorno a lui tutti parlavano di greggi e di immunità impossibili, gli ha dato in un attimo il sigillo del buon senso. Il Financial Times ha dedicato un ritratto simpatetico al “cancelliere del coronavirus” in cui ha raccolto le voci che hanno formato un piccolo coro: Sunak è un pragmatico, poca esperienza ma occhi sul mondo, quel che serve di fronte a un’emergenza senza precedenti. Frances O’Grady, segretaria generale del Tuc, la federazione dei sindacati britannici, riconosce in Sunak una “intelligenza emotiva” nuova per un conservatore e per un conservatore di questa stagione che solitamente sbatte in faccia tutta la sua presunzione di superiorità. La sindacalista ne fa una questione partigiana, ma di intelligenza emotiva ce n’è poca ovunque.

   

L’ascesa rapidissima del cancelliere non gli ha dato il tempo di farsi dei nemici – persino chi c’era prima di lui, Sajid Javid, cacciato in malomodo da BoJo e da Dom Cummings, ha una buona parola per Sunak. Astemio e riservato, amante dei videogiochi, dei fogli excel e di Star Wars, Sunak sembra il testimonial perfetto di questa quarantena. Che aria da nerd, sussurravano alcuni quando lo hanno visto uscire in conferenza stampa con BoJo, quel 20 marzo del “decoro” in cui gli scommettitori dissero: questo diventa premier. In realtà di Sunak si sa poco, perché non è di quelli che tirano tardi con i parlamentari a far pettegolezzi, perché ha una moglie conosciuta all’università – ricchissima, è la figlia del sesto uomo più ricco d’India – che dice di amare molto, e perché di sé racconta poco, se non che i suoi genitori immigrati hanno fatto molti sacrifici per lui e che il momento più commovente della sua vita politica è stata la visita a Westminster del nonno, che ha tirato fuori il cellulare per scattare una foto in lacrime. Ma a conquistare le persone è, stando agli elettori di Richmond che hanno eletto Sunak al Parlamento nel 2015, l’assenza di arroganza, la sua schiettezza senza supponenza. La stessa che usò con il suo primo capo, il premier David Cameron, quando gli disse che era a favore della Brexit: “Se abbiamo perso Rish – disse l’allora premier – abbiamo perso il futuro del partito”. Del futuro nessuno sa dire più nulla, ma nel presente c’è un cancelliere ideologicamente devoto all’austerità che in pochi giorni ha utilizzato tutti gli strumenti a sua disposizione per dare sostegno a un paese sconvolto dal virus, senza badare a spese. Per molti sarebbe ben più adatto di Raab a guidare il Regno mentre BoJo è in ospedale, per altri è soltanto il prodotto di un disperato bisogno di facce rassicuranti e parole calde. Di certo anche Rishi Sunak fa parte della rivoluzione del buon senso, quel piccolo ma costante movimento che utilizza questa emergenza non per distruggere valori né per accentrare il potere, ma per rimettere ordine. Con un occhio a domani, perché al presentismo manca già l’aria, perché come dice la Regina, “ci rincontreremo”.

  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi