Alexander Iolas ritratto da Andy Wharol

Iolas non abita più qui

Michele Masneri

Francesco Vezzoli ricrea gli spazi e la figura di questo leggendario personaggio e della sua casa

La storia è classica di questo tipo di personaggi: nato in una prominente famiglia di mercanti di cotone ad Alessandria d’Egitto, avrebbe dovuto prendere in mano il business di famiglia, e invece… Alexander Iolas diventa ballerino, si sposta a Berlino, poi scappa dal nazismo, si fa male a un piede e decide che consacrerà la sua vita all’arte: dunque via, a Parigi, incontra e promuove i surrealisti, Max Ernst, Magritte e Victor Brauner – di loro diventa amico, “mentor”, e produttore di mostre, in un’attività cosmopolita e ibrida che anticipa i grandi mercanti d’arte alla Gagosian. Sua infatti l’idea di aprire un network di gallerie internazionali (Parigi, Ginevra, Milano, Madrid, Roma e Atene), dove mostre di Fontana, Yves Klein, Kounellis, Magritte, Matta, Nicky De Saint Phalle si susseguono senza sosta per anni.

 

Nel 1952, anche, la prima personale di un oscuro giovanotto di Pittsburgh, tale Andy Warhol, che per lui illustra quindici racconti di un giovane scrittore pure lui discretamente promettente, Truman Capote. E Iolas è un personaggio che sembra venuto fuori direttamente da “Preghiere esaudite”: amorazzi, il camp più sublime tra case reali, cotonature, marchesi de Cuevas, legazioni cilene, cigni di Park Avenue e non. Con Theodora Roosevelt, nipote di Teddy, una fuga in Sudamerica tra balletti simil-russi e il progetto farlocco di un matrimonio che non si farà mai, anche. E poi, soprattutto, una villa mitologica ad Atene, dove racchiudere la sua vasta collezione tra marmi e rubinetti d’oro un po' Liberace. Villa Iolas, costruita nel quartiere popolare di Aghia Paraskevi su un’estensione di 700 metri quadrati, con antichità greche, egizie, romane, bizantine, è andata poi abbandonata ai vandali. Ma ora “Casa Iolas - Citofonare Vezzoli” si intitola la mostra che aprirà il 27 marzo a Milano alla Galleria Tommaso Calabro, proprio a ricreare, sotto la regia di Francesco Vezzoli, gli spazi e la figura di questo leggendario personaggio e della sua casa. Vezzoli, che continua indefesso la sua opera di infallibile archeologo del gusto novecentesco (a Parigi è ancora in corso la sua mostra su Huysmans e gli impressionisti), ri-immagina la villa e il suo ideatore attraverso un allestimento che vedrà opere di artisti esposti da Iolas, dello stesso Vezzoli, e arredi che ripropongono l’estetica della casa originaria. (Milano non è poi un posto casuale per Iolas: che fece in tempo a commissionare qui l’ultima mostra al suo artista più famoso, Warhol: quell’Ultima cena pop che con le sue oltre 100 versioni stroncò l’artista. Dopo quest’ultima performance Warhol e Iolas perirono a pochi mesi di distanza, entrambi, nel 1987).