I tre fondatori di Starbucks: Gordon Bowler, Jerry Baldwin e Zev Siegl

Caffè e giornali (elettronici)

Michele Masneri

Da Starbucks via i quotidiani cartacei, l’esperimento in 8.600 bar

Ormai si va per tentativi. Nella micidiale crisi dei giornali e della stampa, tra chi issa paywall e chi punta sugli eventi, Starbucks elimina completamente i giornali cartacei dai suoi bar. La catena di bar americani ha annunciato infatti che nei suoi 8.600 punti vendita non offrirà più i quotidiani gratis agli avventori.

 

La notizia non è per forza negativa: il gruppo di Seattle infatti permetterà di leggere (sempre gratis) le stesse testate, ma in versione elettronica. È la più grande innovazione che Starbucks lancia dal 2010, quando inventò il wifi gratuito nei suoi locali, creando un modello anche lavorativo globale, il giaciglio per il lavoratore freelance con spina di ricarica, e caffettoni che incorporano un sovrapprezzo per elettricità e lunghe permanenze connesse (ma qualcuno si ostina a discutere sulla qualità dei beveraggi, come se fosse importante). L’iniziativa potrebbe avere un impatto positivo anche sui giornali, che stanno sempre più faticosamente trovando modelli di business nuovi, passando da quello a base pubblicitaria (risucchiato da Facebook e Google) a quelli su abbonamento. I giornali che si potranno compulsare saranno il Wall Street Journal e USA Today, più un serie di quotidiani locali, i più falcidiati dalla crisi. A differenza che in Italia, dove sono quelli che resistono meglio alla crisi, negli Stati Uniti negli ultimi quindici anni hanno chiuso le pubblicazioni oltre 1.800 testate locali, creando vaste “desert news”, località che non hanno nessuna pubblicazione che si occupi di loro. Il caffè di Starbucks potrebbe fare qualcosa.

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