La locandina della Biennale di Pisa

Anche a Pisa c'è acqua

Michele Masneri

Andrà avanti fino a domenica prossima Tempodacqua, la terza Biennale di architettura del capoluogo toscano, con un tema che non poteva essere più azzeccato nel mese delle alluvioni

Ha aperto il 20 novembre e andrà avanti fino a domenica prossima Tempodacqua, la terza Biennale di architettura di Pisa che quest’anno è diretta da Alfonso Femia, architetto genovese con base anche a Parigi e Milano. Mai tema fu così galeotto, nel mese delle alluvioni e dello scampato pericolo per la piena dell’Arno che ha portato alla chiusura di vari ponti e scuole anche nel capoluogo toscano che, vale la pena ricordarlo, fino al Medioevo era una delle quattro Repubbliche marinare prima che l’estuario del fiume coi suoi detriti accumulati per secoli spostasse tutto più a valle. Insomma non poteva esserci luogo e tempistica migliore per discutere di “resilienza”, termine ormai micidiale e obbligatorio nel dibattito urbanistico, come “iconico” per l’abbigliamento – e che sarà il tema anche del prossimo Padiglione italiano a Venezia diretto da Alessandro Melis che naturalmente è fra gli ospiti.

 

Molte sono le mostre, i workshop e gli ospiti sparsi per alcuni luoghi significativi della città, “In un luogo reale, agli Arsenali Repubblicani di Pisa, abbiamo immaginato uno spazio che possa accogliere un’architettura possibile, costruibile, coerente, in cui l’acqua sia materia di progetto” recita lo slogan, ma certo è una buona idea radunare architetti di varia provenienza e orientamento su un tema così universale e oggi critico tanto più che paradossalmente le città italiane non hanno mai sviluppato un rapporto diretto col mare sia spostando i porti moderni lontano dal centro (Trieste, Catania), sia chiudendoli come una città a parte (Genova, Ancona) e comunque mai investendo molto sui loro waterfront. In generale gli ospiti che vanno dai molti francesi (Rudy Ricciotti, Chartier Dalix) e moltissimi italiani (Massimo Alvisi, Mario Cucinella, Labics, Andrea Boschetti) e oriundi (Benedetta Tagliabue, Ludovica di Falco) non mostreranno solo progetti di mare, ma anche di fiume e di lago perché, come dice Femia, “Tutto il linguaggio dell’architettura diventa armonioso quando l’acqua la governa o la lambisce o la incalza; persino l’indifferenziato senza qualità assume sostanza e valore di segno. L’acqua con il tempo trasforma i luoghi e gli edifici”.

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