(Foto LaPresse)

Romanzo del design

Michele Masneri

Nell'ultimo libro di Sandro Veronesi il protagonista, fiorentino, ha due genitori architetti e collezionisti che sguazzano nel mondo del Superstudio, il collettivo che terremotava il design italiano negli anni Sessanta

Continua l’onda lunga dei radicali (intesi come architetti). Dopo mostre, convegni, cataloghi, celebrazioni, arriva il romanzo. In “Il colibrì”, l’ultimo libro di Sandro Veronesi appena uscito (La nave di Teseo), il protagonista, fiorentino, ha due genitori architetti e collezionisti di design che sguazzano nel mondo del Superstudio, il collettivo che terremotava il design italiano negli anni Sessanta. “Intellettuali che in quegli anni davano forse per l’ultima volta nella storia prestigio internazionale a Firenze”, scrive Veronesi. Quelli del Superstudio erano gli “Amici miei” dell’architettura e del design (erano, oltre al recentemente scomparso Cristiano Toraldo di Francia, Adolfo Natalini e Roberto Magris e poi Giampiero Frassinelli e altri), e incroceranno poi gli altri radicali di Archizoom, per dar vita a un movimento che teorizza, in pieno boom, la superarchitettura come “architettura della superproduzione, del superconsumo, della superinduzione al superconsumo, del supermarket, del superman e della benzina super”, in un nonsense-supercazzola molto sofisticato che irrompe nel design e nel dibattito italiano da dove non te lo aspetteresti, Firenze. Mentre a Roma si facevano le battaglie alla facoltà di Architettura a Valle Giulia con discussioni pallose su chi fosse meglio tra figli di poliziotti e studenti, e a Milano trionfavano gli architetti-intellettuali come Gregotti o Aldo Rossi, a Firenze scoppiava infatti questa che non è né architettura né pittura ma linguaggio puramente gratuito che si fa beffe del funzionalismo e del nascente design italiano dei compassi d’oro, creando oggettistica e immaginario pop che poi finirà su copertine di dischi, riviste, case, e cataloghi, e moda, diventando talvolta “classico” e prodotto industriale, come nel caso del loro simbolo, gli istogrammi, famiglia di oggetti neutri privi di funzione e ricoperti di una superficie quadrettata, che è poi il laminato bianco e nero a effetto piastrella che si ritrovava sui top di cucine. Nel romanzo di Veronesi il design è protagonista (insieme alla psicoanalisi) e c’è anche un inventario tra i beni degli architetti-genitori ormai defunti, tanti oggetti comprati negli anni e di cui i figli adesso devono decidere la destinazione. Tra grandi classici del design italiano, Magistretti e Sottsass, spuntano proprio le lampade O­Look e Gherpe di Superstudio per Poltronova.