Foto M. Wielocha

Camminando sulla faglia

Michele Masneri

Un pellegrinaggio laico che è una performance artistica. A piedi da Venezia verso le zone terremotate

“Sono partito il 24 agosto da Venezia, e domani (ieri per chi legge) arriverò all’Aquila”. Ottocento chilometri in quaranta giorni a piedi, è la performance “Senza titolo” (Gloria) di Giorgio Andreotta Calò. A piedi e in solitaria – lungo l’Italia, da Venezia passando per Amatrice, camminando sulla faglia, l’artista quarantenne veneziano già al Padiglione italiano della Biennale del 2017 realizza uno strano pellegrinaggio laico-orografico: “Il 24 agosto 2016 ero a Venezia a lavorare al padiglione italiano della Biennale. Col mio gruppo stavamo lavorando a ponteggi fatti coi tubi Innocenti, che normalmente vengono usati per puntellare le strutture dei terremoti. Decidemmo di andare dunque all’Aquila; c’erano ancora i campi della Protezione civile, parte della città era off limits, era abbastanza scioccante”, dice al Foglio. “Ma poi scoppiò il terremoto di Amatrice. Così proseguimmo fino a lì. Eravamo in camper, questo ci permise di essere confusi con gli sfollati ed entrammo proprio nella città, di cui restava un orizzonte discontinuo, tra le case rimaste in piedi e quelle sciolte come dei semifreddi. Un’immagine e una visione che rimane impressa – ci si ripensa e ci si ritorna più volte con la mente”. “Così a novembre 2017, quando ricevetti una telefonata da Roma per presentare una proposta per la regione Lazio collocando una scultura all’interno della rete di cammini della spiritualità, pensai che l’unico progetto che rispondesse a quello che volevo fare era tornare ad Amatrice”.

 

La performance rientra nel progetto “Meridiani”, curato da Raffaella Frascarelli, per la valorizzazione della Francigena che vede anche opere di Francesca Arena e Chiara Camoni. “Son partito da Venezia, sceso per il delta del Po fino a Bologna, poi Ferrara, poi la dorsale appenninica con l’appennino tosco-emiliano, un pezzo del sentiero Italia dove le faglie si strofinano tra loro, fino a Fabriano, che anche è stata colpita nel 1997, poi Norcia, e adesso fino ad Amatrice, fino all’Aquila” dice Andreotta Calò. “Devo fare gli ultimi trenta chilometri, oggi ho fatto la Salaria”. Dorme soprattutto in tenda, si porta poche cose, “un bagaglio che ho studiato in tanti anni di cammini, niente computer, un quaderno per tenere un diario, un telefono per scattare le foto che diventeranno forse un’opera (“ma non c’è bisogno di testimoniare quello che ho visto, ho tutto in testa”). “Il mio percorso segue la faglia Gloria, si inserisce all’interno di una cesura, un solco che congiunge e attraversa la penisola italiana – si immette in un’autostrada naturale e sotterranea, invisibile e profonda. Una condizione naturale che ha condizionato il temperamento e la cultura italiana, la sua emotività e i suoi conflitti”. Anche le cartine geografiche sono fisiche, all’antica, perché anche Google Maps dopo un po’ si scarica.