Luigi Di Maio e Matteo Salvini (foto LaPresse)

Governo Maduro

Redazione

Nel “contratto di governo” di Lega e M5s per l’Italia c’è un futuro venezuelano

Il totonomi e il tira e molla sul premier hanno mostrato la parte meno seria del governo Di Maio-Salvini. Ora, invece, sta emergendo anche quella più grave, che riguarda il contenuto dell’accordo. L’Huffington post ha pubblicato la bozza del “Contratto per il governo del cambiamento” su cui ci sarebbe un’intesa di massima tra M5s e Lega. E a leggere il contratto, tra le molte follie, ce ne sono alcune che fanno sgranare gli occhi. La prima, formale, è la creazione del “Comitato di Riconciliazione”, una struttura parallela al Consiglio dei ministri, che non dovrebbe fare solo da camera di compensazione dei dissensi, ma avere anche un ruolo decisionale vincolante. Con la creazione di un organo non previsto dalla Costituzione nascerebbe così una specie di associazione Rousseau del governo. Ma il problema principale riguarda alcune proposte “creative” che riguardano l’economia e il rapporto con l’Europa.

 

Tra le più fantasiose c’è una geniale idea per abbattere il debito pubblico, attualmente al 132 per cento del pil: Lega e M5s chiederanno a Mario Draghi di cancellare 250 miliardi di titoli di stato detenuti dalla Banca centrale europea, una cifra mostruosa che vale 10 punti percentuali dello stock di debito. Pare che gli apprendisti stregoni di Lega e M5s, per mantenere le loro promesse, si ispirino al “professore” de “La casa di carta”, la serie di Netflix, in cui una banda va a stamparsi i soldi nella sede della zecca dello stato. Un altro punto del contratto è la richiesta all’Ue di prevedere “specifiche procedure” che consentano di uscire dall’euro e “recuperare la propria sovranità monetaria”. Se la Bce non ci dà i soldi ce li stampiamo noi. Se queste sono le proposte da portare a Bruxelles (anche se Lega e m5s ieri sera hanno detto che sull’Euro il contratto vero sarà diverso da quello apparso sull’Huffington) non saremo noi a uscire, ma loro a metterci alla porta. E fuori dall’Europa ad attenderci ci sarà il Venezuela. Benvenuti nel Maduro bis.