Ansa

 “Vannacci è l'ultima goccia”. La furia dei leghisti lombardi e veneti

Francesco Gottardi

Molti leghisti criticano la decisione di Salvini: uno schiaffo al territorio e all'attivismo. Mentre si avvicinano le europee, la Lega si trova a gestire una controversia interna. Le voci del dissenso, da Centinaio a Villanova, fino ai più duri Grimoldi e Marcato

Venezia. Eccolo là, alla fine: il generale Vannacci candidato alle europee con la Lega. Il militare che scavalca i militanti. Lo schiaffo al territorio. All’attivismo. Salvini in versione io so’ io. E voi? “Auguri. Al federale non ci ascoltano, fanno come vogliono, andranno a sbattere: questa scelta non c’entra nulla col Carroccio”, è la voce all’unisono che si fa largo nell’indignato nord. Il lieto, si fa per dire, annuncio è arrivato il 25 aprile. Magari sperando di trovare un paese distratto dai refoli di Resistenza. Ma in Veneto non si festeggia soltanto la Liberazione: è anche il giorno di San Marco. Del sacro leon. “Tempistica quanto meno strana”, si trattiene Roberto Marcato, assessore simbolo della Liga insofferente. Da settimane si dice che il vicepremier non si fidi dei veneti. Ebbene, ora li umilia pure. “Se faranno Vannacci capolista nella nostra o in tutte le sottoscrizioni, sarà l’ultima goccia”. Stessa musica dalla vicina Lombardia. “Un totale cortocircuito”, sorride Paolo Grimoldi, segretario del partito in regione. “Seguiremo la vicenda dal divano, coi pop-corn”. In attesa degli effetti speciali sotto elezioni.

 
Stavolta non è soltanto la base, a ribollire. Ma tutto il mondo leghista. Sbuffi. Chat intasate di delusione. “No comment, ne prendo atto”, dice il pavese Gian Marco Centinaio, vicepresidente del Senato. “La mia idea non cambia: non sosterrò uno come Vannacci. Non rientra nei miei ideali, nelle cose che condivido, né in quelle del Carroccio. Per fortuna c’è il voto di preferenza: sceglierò altri colleghi validi, fra i parlamentari uscenti”. Gli fa eco Alberto Villanova, il capogruppo di Zaia in Consiglio regionale. “È una decisione della segreteria federale, in bocca al lupo. Credo che il nostro sia un territorio che apprezza molto chi ha le radici ben piantate: il generale si dichiara indipendente, immagino anche che abbia la sua macchina elettorale”. Tradotto, di sicuro non ci sporcheremo le mani noi. Grimoldi è ancora più esplicito. “Se sei un militante che da trent’anni ti spendi, ci metti l’anima e ti muovi per il partito conti zero. Se dal nulla fai una mezza battuta a favor di telecamere, questo è il premio”, attacca il coordinatore del Comitato Nord. “Ma poi c’è l’imbarazzo politico: la Lega ha appena candidato un vonderleyano di ferro come Aldo Patriciello. Con che faccia riesce a proporre l’estremo opposto? Aspettiamo soltanto l’esito delle europee, convinti che Vannacci non abbia poi alle urne il peso che qualcuno crede. E consapevoli che ci hanno ignorato: togliendo quel Salvini premier dal simbolo, magari si sarebbe candidato Matteo al posto del generale. Che comunque dovrà essere capolista, altrimenti diventa un insulto a lui stesso: come dire, ci servi, ma alla fine conti come i cavoli a merenda”.

 
Il focolaio più caldo però resta il Veneto, dove Marcato si fa carico dello scontento diffuso. “Vannacci candidato e basta è spiacevole, ma amen: negli anni la Lega ha piazzato tanti volti che nulla c’entrano con la militanza, per dinamiche perverse della politica. Se invece farà il capolista, l’importante è che non sia nel nordest”. Altrimenti? “Non riuscirei a sopportare questo affronto: diventerebbe il portabandiera del partito. E qui io sono entrato nel 1992, perché federalista e antifascista: dunque, da custode della Liga veneta, non posso sentirmi rappresentato”. I valori originari li ha ben espressi al Foglio anche il presidente della Camera Fontana. “Appunto. Io non voglio avere a che fare con chi ritiene che l’omosessualità sia una malattia. La politica è fatta di una cultura comune: oltre a Fontana lo pensiamo noi tutti, con Luca Zaia in prima fila”, chiude Marcato. “La Lega è libertà e territorio, da sempre un grande contenitore di contraddizioni”. Ma Vannacci sarebbe un po’ troppo. “Decisamente sì. E il no del nordest dev’essere messo a verbale, altrimenti sarebbe dittatura”. Io so’ io…