Una donna col niqab a Barcellona

Il sudario multiculti

Giulio Meotti

“Care femministe, così minate la libertà di noi donne musulmane”. Il libro di Jeannette Bougrab

Roma. Il libro inizia nel lembo più estremo e freddo dell’Unione europea, in Finlandia, dove Jeannette Bougrab si trovava fino a poche settimane fa, addetta culturale dell’ambasciata francese. Vede una madre, una luterana convertita all’islam, che accompagna la figlia a lezione. E’ completamente velata. Una scena più comune oggi in Europa che in tante parti del mondo arabo, da cui Bougrab proviene (la sua famiglia è di origini algerine, il padre era un harki, un musulmano arruolato nell’esercito francese al tempo del colonialismo). Il libro in questione si intitola Lettre aux femmes voilées et à ceux qui les soutiennent ed esce in questi giorni in Francia.

   

Bougrab è la giornalista ex ministro di Nicolas Sarkozy e ultima compagna di Stéphane Charbonnier, il direttore di Charlie Hebdo che fu assassinato la mattina del 7 gennaio 2015. “Che una donna adulta in Finlandia o in Francia, o in qualsiasi altro stato di diritto, voglia indossare il velo, è affar suo”, scrive Bougrab. “Il problema è lo spettro di un falso multiculturalismo che mina la libertà e l’uguaglianza sotto le spoglie del rispetto delle differenze. Non si può essere ingannati: il velo è il segno eminente del desiderio di conquista egemonica. Oggi assistiamo a un aumento del numero di bambine velate in Francia. Su internet, ci sono siti che offrono il velo per tutte le ragazze con slogan pubblicitari vergognosi. ‘Inizia fin dalla giovane età ad abituarli a indossare il velo’. ‘Scopri i nostri veli adatti per le vostre testoline’. Ci sono anche jilbab, il velo integrale, disponibili dai sei anni”. Di recente ha fatto polemica una campagna pubblicitaria di Gap, il marchio di abbigliamento americano che ha presentato una bambina velata. Poco dopo la catena inglese Marks & Spencer ha iniziato a promuovere il velo per le bambine di appena tre anni. 

   

Questa strategia di sottomissione globale della donna attraverso il velo presentato come strumento di emancipazione risale all’Iran dell’ayatollah Khomeini, scrive Jeannette Bougrab nel suo nuovo libro. “Da stratega, per mobilitare le masse Khomeini sapeva di dover designare l’occidente come un nemico, promuovendo opportunisticamente un ‘femminismo’ islamista e impose il chador fin dai nove anni. L’imam demonizzava la modernità per usarla meglio contro di essa. Ma il mondo occidentale è rimasto ingannato e lo affianca volentieri e volontariamente”.

    

In un’intervista al Figaro di ieri, Bougrab ha detto: “Le donne musulmane perseguitate per il rifiuto di portare il velo non interessano alle femministe”. Ma il suo libro si rivolge non tanto alle donne velate, quanto alle multiculturaliste che hanno difeso il velo integrale. “Il 19 ottobre 2018, l’Algeria ha deciso di vietare il velo integrale sul posto di lavoro. L’Algeria fa la scelta di vietare il niqab, il chador, il burqa – chiamala come vuoi questa nuova maschera di ferro – proprio quando ci sono istituzioni internazionali che lo rendono sacro”.

  

Il Comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite ha da poco stabilito che la Francia, vietando il velo completo, discrimina i musulmani e i loro diritti umani. “Questa decisione è molto istruttiva perché consente di misurare il grado di cecità degli occidentali. L’Algeria sarà più emancipativa e più protettiva per le donne rispetto ai paesi occidentali?”. Bougrab il velo integrale lo chiama “sudario”. E’ in corso non soltanto la “partizione” delle periferie francesi, “un confine mentale si stabilisce gradualmente e nel nome del loro islam ricostruito, molti uomini in Francia non accettano più la presenza di donne nello spazio pubblico”.

  

  

Chiede poi alle femministe occidentali di battersi per la libertà delle femmine di non portare il chador, come ha fatto l’iraniana Nasrin Sotoudeh, “detenuta in carcere per aver difeso le donne che si rifiutano di indossare il velo”. Ulteriore paradosso, “tra i membri del comitato di giuristi dell’Onu, il tunisino Yadh Ben Achour, un musulmano, ha dato il suo sostegno alla legge francese contro in niqab. Non così hanno fatto il membro americano e canadese”. Che non sia vero dunque quanto vanno dicendo gli islamisti, secondo cui il multiculturalismo occidentale è diventato un paradiso per loro che neanche si sognano nei rispettivi paesi di origine?

Di più su questi argomenti:
  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.