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la festa della liberazione

La Brigata Ebraica è la grande orfana di ogni 25 aprile

Giulio Meotti

Cinquemila ebrei volontari, partiti dall’allora Palestina mandataria (il futuro stato di Israele), combatterono in Europa contro il nazifascismo. Una storia trascurata

“Vi furono uomini liberi che sbarcarono nell’Italia occupata e versarono il loro sangue anche per la nostra libertà. A questi caduti, provenienti da nazioni lontane, rivolgiamo un pensiero riconoscente. Il loro sangue è quello dei nostri fratelli. Tra questi non possiamo dimenticare i cinquemila volontari della Brigata Ebraica, italiani e non, giunti dalla Palestina per combattere con il loro vessillo”. Così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, parlando a un evento per il 25 aprile, aveva tenuto a ricordare la Brigata Ebraica, la grande orfana di ogni 25 aprile, dove deve guardarsi dai facinorosi dell’antifascismo arruolato alla causa antisionista. Cinquemila ebrei volontari, partiti dall’allora Palestina mandataria (il futuro stato di Israele), per combattere in Europa contro il nazifascismo. Aiutarono a sfondare la Linea Gotica e si distinsero nella liberazione di numerose città e paesi del Centro Italia. A capo c’era Ernst Benjamin e avevano una propria bandiera con la stella di Davide. Gialla, come quella che i nazisti imposero agli ebrei. “Questa bandiera alla testa dell’unità combattente sarà un messaggio per tutto il mondo”, disse Winston Churchill. E in un’Italia razziata dai tedeschi, la Brigata Ebraica riportò anche un po’ di vita tra gli ebrei tornati dalla Shoah. A Bologna, le prime feste ebbero luogo insieme ai soldati della Brigata Ebraica, che in tante città aiutò a riorganizzare le comunità, a cercare notizie dei deportati e a occuparsi degli orfani. Molti di loro partiranno poi per costruire Israele, che si stava preparando per la sua guerra di indipendenza e per il diritto di esistere, mentre gli ascari del Gran Muftì, già arruolati nelle SS naziste, avevano promesso loro: "Vi butteremo a mare". Corsi e ricorsi storici.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.