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La scuola, un'isola in mezzo al disastro di Roma

Marianna Rizzini

Un’indagine sulla percezione di un’istituzione vituperata (ma salvata) nella città in crisi

Roma. La scuola ai tempi dei cortei Fridays for Future, la scuola secondo il neoministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti e la scuola per com’è percepita, a Roma, da genitori e studenti: un’isola in mezzo al disastro o il più grave segnale del declino della città? L’osservatorio “Roma! Puoi dirlo forte”(presieduto da Tobia Zevi) ha recentemente commissionato all’Istituto Piepoli un’indagine su un campione rappresentativo di genitori (con figli tra i 4 e i 15 anni) e di studenti tra i 16 e i 19 anni in cinque città – Roma, Berlino, Parigi, Madrid e Vienna – per rispondere ad alcune domande rivelatrici del peso reale dell’istituzione. Che ruolo ha, la scuola, a Roma (e in altre capitali europee), secondo i suoi fruitori, ci si è domandati, nella formazione del cittadino e nella preparazione al mondo del lavoro? Che rapporto c’è, oggi, tra scuole pubbliche e scuole private? Qual è la condizione degli edifici e quale l’uso che se ne fa al di fuori dell’orario scolastico? E ancora: a Roma, rispetto alle altre quattro capitali esaminate nell’indagine, genitori e studenti pensano che l’esposizione alla lingua inglese sia sufficiente? Analizzando i dati, alcuni dei quali (vedi rapporto tra scuole pubbliche e private) in esclusiva per il Foglio, si scopre un elemento contraddittorio: se da un lato, infatti, sia i genitori sia gli studenti, nella capitale, ritengono (sei genitori su dieci e più di sei ragazzi su dieci) che la scuola non prepari sufficientemente al mondo del lavoro, e quattro ragazzi su dieci ritengono di non essere, al termine del ciclo scolastico, abbastanza preparati alla “vita civile”, dall’altro lato sia i genitori sia gli studenti, oltre a fidarsi degli insegnanti più dei colleghi europei, sempre in percentuale maggiore degli omologhi europei vorrebbero che le stesse scuole che considerano non abbastanza formative per la vita adulta restassero aperte il pomeriggio, come se, evidenzia la ricerca, ci si dibattesse tra “senso di sfiducia” (vista anche la condizione degli edifici, per la quale la maggior parte dei genitori non pensa possa esserci soluzione) e bisogno di affidarsi a una sorta di “autorità” intesa come guida (l’insegnante, anche oltre il suo ruolo vero e proprio). E se la scuola pubblica, a Roma, ottiene più fiducia di quella privata, a differenza che nelle altre capitali (a Roma, nella percentuale del 64-66 per cento), e non viene considerata in difetto sulla privata (anzi) rispetto alla prevenzione del bullismo, tre genitori su quattro accompagnano a scuola i figli in macchina, a differenza che nelle altre capitali, vista la lentezza-carenza dei mezzi pubblici, bestia nera di Roma (e però, circa un anno fa, si è persa un’occasione: il referendum sulla messa a gara del servizio pubblico di trasporti).

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.