(Foto LaPresse)

Un pomeriggio al Caffè Greco. Letteratura, decadenza e carte bollate

Alessandro Luna

Martedì 22 ottobre lo sgombero coatto è stato fatto slittare a dopo che si sarà pronunciata la Corte d’appello, ma il clamore mediatico non ha una vera spiegazione: il locale è protetto da vincoli storici e non rischia il cambio di destinazione d'uso

Roma. Non si dovrebbe mai sputare nel piatto in cui si mangia, né nella tazza di caffè che Vittorio Sgarbi ti ha appena offerto. Ma c’è molto da chiarire sulla vicenda dello sfratto dell’Antico Caffè Greco, contro cui si sono mobilitati artisti, politici e personalità di rilievo, nella giornata del 22 ottobre in cui il caffè era eccezionalmente offerto a tutta la clientela dal critico d’arte.

 

Fondato nel 1760 a via dei Condotti, l’Antico Caffè Greco è stato nei secoli un centro culturale di rilevanza mondiale e, tra i clienti più celebri, ha ospitato anche D’Annunzio, Leopardi, Goethe. Dall’inizio del Novecento è proprietà dell’Ospedale Israelitico, un ente sanitario privato che ha affidato negli anni il Caffè a diverse società. L’affittuario attuale è la società Antico Caffè Greco S.r.l., proprietà dell’Ingegnere Carlo Pellegrini e paga un affitto di gran lunga inferiore ai prezzi di mercato della zona. Le altre attività arrivano anche a 300 mila euro al mese, mentre all’Antico Caffè ne vengono chiesti 17 mila. Questo “mecenatismo” non è più sostenibile per i proprietari dell’immobile, da quando lo scandalo finanziario di qualche anno fa ha compromesso i conti dell’Ospedale e ha portato al cambio di direzione, mirato al risanamento della struttura. La necessità di ottenere un maggior guadagno nella zona più prestigiosa di Roma ha portato a una frattura tra i proprietari delle mura e gli affittuari. Il giudice ha dato ragione all’Ospedale Israelitico, che ha quindi ottenuto lo sfratto dell’Ingegner Pellegrini dal Caffè Greco.

 

Martedì lo sgombero coatto da parte delle forze dell’ordine è stato fatto slittare a dopo che si sarà pronunciata la Corte d’appello. Gli ufficiali giudiziari che l’altro ieri sono andati a notificare il rinvio dello sfratto, hanno trovato davanti al Caffè Greco una folla di politici, personaggi dello spettacolo e clienti storici che manifestavano la loro solidarietà e protestavano contro una sempre più vicina chiusura definitiva. Davanti alle telecamere si è parlato di “un pezzo di storia che è a rischio”, “un colpo di grazia al centro di Roma”, “un attacco alla cultura”, senza tener conto del fatto che il Caffè Greco, in realtà, non rischia la chiusura. Come ci ha spiegato il portavoce dell’Ospedale Israelitico: “Nel 1953 lo stato ne ha riconosciuto il fondamentale valore culturale e da allora i mobili, gli oggetti e le preziose opere d’arte che si trovano all’interno sono coperti da vincolo storico, dunque intoccabili. Non è perciò in discussione la destinazione d’uso dell’immobile di via dei Condotti, come non lo è il nome del Caffè. Il Caffè Greco non potrà che essere il Caffè Greco, sempre, perché tutto ciò che è all’interno deve rimanere come è. Cambia solo il gestore, che verrebbe semplicemente sostituito da un altro privato disposto ad avvicinarsi al prezzo di mercato della zona”.

 

Allora perché tutto questo clamore? “Principalmente per disinformazione e mistificazione dei fatti. La società affittuaria ha cercato di far passare il messaggio che si volesse far chiudere un luogo storico di Roma per rimpiazzarlo con un’attività diversa da quella originale, e così facendo hanno fatto presa sull’opinione pubblica e sui tanti volti noti che si sono visti martedì”. Tra cui anche Vittorio Sgarbi, sulla cui partecipazione l’Ospedale ha qualcosa da aggiungere: “Questa sua iniziativa potrebbe essere dovuta al fatto che il responsabile a cui l’Antico Caffè Greco ha affidato la comunicazione della mobilitazione dell'altro ieri, Sauro Moretti, è anche uno storico collaboratore di Sgarbi”. Ed è Sauro Moretti stesso a dirci, in qualità di responsabile della giornata di martedì, ma anche e soprattutto di ufficio stampa del critico d’arte, che il loro interesse nell’organizzare quella iniziativa si limitava al portare i riflettori sull’importanza culturale e storica del Caffè Greco, senza voler entrare minimamente nel merito della diatriba tra Ospedale Israelitico ed Ingegner Pellegrini. “L’importante”, dice Moretti, “è che non ci si faccia una banca, un negozio di vestiti o altro che non sia lo storico Caffè Greco”. Ma l’Ospedale Israelitico assicura che questo è un pericolo inesistente. Ma allora perché tanto clamore?