foto LaPresse

Sampietrino blues

Marianna Rizzini

Chi li vuole, chi non li vuole più, e il sindaco che ogni anno, in giugno, annuncia un “piano” ad hoc

Roma. Togli qui e metti là: ogni giugno, così pare, il sindaco Virginia Raggi mette mano a un “Piano Sampietrini”. Cubetti di porfido da spostare (quelli di viale Aventino e via IV novembre) e da impiantare in via del Corso, via Condotti e in alcune isole pedonali: per motivi di costi e di sicurezza, insomma, il “tappeto dissestato ma unico al mondo”, come l’ha definito Marco Lodoli su Repubblica, deve essere riposizionato. Un’operazione, quella prevista dal piano annunciato non senza grandeur dal sindaco due giorni fa in Campidoglio (con eliminazione dei sampietrini da 68 strade del centro a scorrimento veloce e reinserimento degli stessi in 1143 vie in zone turistiche e pedonalizzate), che prevede lo stanziamento di oltre sei milioni di euro per i primi interventi. Seguiranno progettazione e bando di gara, per arrivare all’inizio lavori nel 2020.

 

E però, fa notare il Pd romano, Raggi ha già annunciato di voler intervenire sul porfido un anno fa. Scriveva infatti il Messaggero il 28 giugno del 2018: “…Costi eccessivi. E poi la pericolosità. Per questi due motivi Virginia Raggi ha intenzione di cambiare le strade principali della Capitale, partendo dalle fondamenta: via i sanpietrini dalle arterie ad alto scorrimento per piazzarli nelle isole pedonali. Un progetto non inedito, che però si è sempre fermato. Questa volta sembra che il Campidoglio sembra intenzionato a fare sul serio…”. Anche nel 2018 il sindaco voleva “mettere tutti attorno a un tavolo” e lanciare la “rivoluzione” del sampietrino. Punto d’avvio, allora come ora: Piazza Venezia. Poi però non erano seguiti i fatti. Un anno dopo, eccoci al punto di partenza. Sempre Piazza Venezia è il luogo da cui, quest’estate, dovrebbe partire il lavoro di riposizionamento, per un costo d’avvio di 5 milioni di euro ma, dice il direttore generale del Campidoglio Roberto Botta, con saldo finale pari “a zero”: “I sampietrini tolti verranno riutilizzati nelle strade pedonali. Non arriveranno sampietrini dalla Cina”. E mentre Fratelli d’Italia definisce il piano “un’iniziativa da fermare a ogni costo”, Italia Nostra, pur dando il proprio assenso all’operazione, si rifà al manifesto sul centro storico del 2015, quello in cui si parla del 1870 come data-confine: le piazze e le strade fatte prima del 1870 devono essere pavimentate con sampietrini, le altre in asfalto. Già un anno fa il sindaco diceva: “I sanpietrini? Hanno costi importanti. Noi dovremmo chiederci, e chiedere alle soprintendenze, se vale la pena tenerli anche nelle arterie trafficate o se invece limitarli all’area del centro storico dove hanno impatto e costo manutentivo minore. Sono comunque parte integrante di Roma”. Ma oggi ci si domanda: con tutti i problemi di Roma (dal traffico e dalla spazzatura in giù), il piano sampietrino (ricorrente) è davvero così urgente?

Di più su questi argomenti: